ai fianchi rigonfi dal tempo
ho ascoltato
la stanchezza delle mura
un pomeriggio di sole
vagando sui lati della vecchia casa
e poi seduto sotto il pergolato secco
come l'olmo perduto
ricordo quella volta
che hai riportato
l'ultima insalata
d'un orto custodito
con cura
dai pomodori ai fichi
alle noci
e che ora tabula rasa
rimane dietro lo steccato
colmo di rovi e ortiche
con il melo ricurvo
e la quercia
alle reni
d'una saetta colpita
sotto
nel ventre porta la terra
di sicuro tuoi semi
che io non vedrò
spuntare
incolta anche questa vita
sono tornato indietro
vigliacco
e senza fiato
ora che è finita
ecco un solo grappolo
su filari avvizziti
dona un sorriso
basterà per riprendere il cammino
con le quattro more da siepi
dove tante volte mi sono ferito
m'hai curato questa malattia
di vivere
finchè è stato possibile
di lacrime
sudore
veglie in piedi
e notti di attese
ora sosto un momento sul cancello
di ruggine nei cardini malfermo
come nella toppa provo domande
girando dubbi a vuoto
volevo imbucare una carezza
se è caduta la cassetta
e senza indirizzo la mano tesa
stringe un ultimo saluto
a pugno chiuso
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