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Fabio Giachino .. a new ’impression’ in jazz

Argomento: Musica

Articolo di Giorgio Mancinelli (Biografia)

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Pubblicato il 14/02/2020 12:27:13

FABIO GIACHINO : NEW IMPRESSIONS IN JAZZ
.. con Davide Liberti e Ruben Bellavia.

New Album : “At The Edges Of The Horizon” – CD Cam-Jazz 2019

Più semplicemente pianista e compositore ancora prima del suo divenire un acclamato Jazzman richiesto sulla scena internazionale, Fabio Giachino non smette di sorprendere per la ‘spazialità’ della sua musica. Una dimensione questa che lo vede esporsi abilmente oltre i ‘margini’ del contesto musicale ordinario, se mai possa attribuirsi al jazz un simile scorretto aggettivo. Per quanto, mi si lasci passare il termine, se non nell’accezione di ‘estremità’ avanzata di sonorità raggiungibili, che la costante sperimentazione di questi ultimi anni, in cui egli si è confrontato con altri musicisti emergenti ‘in-ensamble’, lo ha portato a concepire, distogliendolo da quel sentimentalismo che un compositore segretamente prova in a-solo.
Non che la dimensione ‘piano-solo’ sia di per sé sconveniente, in special modo per un pianista creativo quale egli è, per “una sorta di sofisticata impronta che lascia sui tasti del piano nei suoi ‘diminuendo’ e ‘crescendo’ con cui alimenta le sue composizioni trasferendovi quei sentimenti propri del rapporto affettuoso e intimistico ch’egli sente di cogliere della sua silenziosa presenza (senza scrosci di mani ad interrompere la sacralità del suono) in una sorta di ‘meditazione’ cui la musica pianistica ci ha educati” (*). Quella ‘dimensione’ che comunque richiede un successivo confronto diretto quanto necessario con un auditorio e/o come in questo CD, con un ensamble. E se questa è formata da altrettanti strumentisti che creativamente sperimentano nuove assonanze, la corrispondenza è pienamente raggiunta.
Come già nei precedenti album la segreta vena ‘acustico-percussiva’ di Fabio Giachino, tipica di un certo jazz, rivela in pieno la sua prerogativa compositiva di musica per ‘ensamble’, e lo fa nei brani eseguiti ‘in-trio’ con Davide Liberti impegnato al double-bass e Ruben Bellavia alle percussioni, in cui è ancora il piano a sostenere e inglobare le intersecazioni strumentali aggiuntive degli ottoni di Giovanni Virone e Paolo Porta impegnati al tenor sax e alto sax; di Luca Begonia al trombone e di Cesare Mecca alla tromba. Non a caso il suo ‘special touch’, divenuto in un certo senso il suo marchio di fabbrica, si connette alla facile interscambiabilità con il contrabasso e le percussioni. Scambievolezza che sta nelle varianti sonore dei brani, per dire, di più ampia armonizzazione.
Ma veniamo ai brani contenuti nell’album quali, ad esempio: ‘At the edges of the horizon’ che da il titolo all’album, ‘Cold Coffee’, ‘Grimilde’s Mirror’ e ‘Nibiru’s Edges’ in cui si avvertono i suoni di più chiaro intento ‘emotional’, o come è in uso dire più ‘emoticons’ dei singoli strumentisti, in un susseguirsi per l’appunto di ‘emozioni musicali’ improvvisate e tuttavia autentiche strappate alla propria intimità per regalarle all’ascoltatore. Sorprendente il brano ‘Don’t try this at home’ quasi da sembrare un ‘gioco’ in cui si fa ‘rumore’ ma che ha una sua valenza jazzistica, al pari di una ‘intro’ d’orchestra prima di, per così dire, andare in scena; così come il divertente ‘Kcihc Aeroc’, di cui mi sfugge il significato, i quali rivelano una vena hi-pop indubbiamente presente nell’essere attuali dei due musicisti che compongono il trio.
Decisamente ‘eroticon’ l’assolo del basso in ‘Bass Instinct’ in cui Davide Liberti fa sentire tutta la ‘verve’ di ciò che opportunamente lo attrae dell’alchimia musicale, il suo essere tutt’uno con lo strumento, quel bass che simultaneamente accompagna in sottofondo l’andamento free-style del piano. Diversamente Ruben Bellavia alle percussioni, s’abbandona in interventi più vicini all’hip-hop e al ‘rappare’ improvviso-creativi, di volta in volta sottolineando e/o accelerando la ritmica del piano con la ‘battuta’ giusta in ogni suo pezzo.
A rappresentare le ‘nuove impressioni’ inserite nel titolo sono almeno due i brani ‘Spaceshift’ e ‘Abstract Orbit’ che annunciano un certo spostamento d’asse dal Jazz vero e proprio per entrare nell’orbita della composizione minimalista, solitamente raggiunta dal pianista-jazz dopo l’esperienza di una vita. Ciò a voler affermare l’avvenuta maturità artistica del giovane compositore Fabio Giachino, la cui presenza sulla scena del Jazz e il suo virtuosistico talento, si avvalgono del riconoscimento di un pubblico internazionale formato da estimatori e seguaci, veri e propri fan che seguono attentamente l’evoluzione della sua produzione artistica.
Due brani, quelli appena citati, all’altezza dell’attuale ricerca Jazz, poco propensa a ripercorrere le tappe già battute dai musicisti del passato, piuttosto intenta a infondere al background musicale odierno quelle ‘new impressions’ sonore che riflettono dell’andamento progressivo e dello sviluppo tecnologico al passo con la concettualità delle idee in ogni espressione dell’arte, musica compresa. I due brani ‘Spaceshift’ e ‘Abstract Orbit’, posti in chiusura del concept-album, bene esprimono questa volontà, aprendo a sonorità finora inusitate da Fabio Giachino, in cui esplicita in astratto le sue attuali priorità, per andare incontro alla parte nascosta segreta della musica: “…immensa e difficile da raggiungere, allo stesso tempo ancor più incontenibile” (*), precedentemente scandagliata nell’album per piano-solo dal titolo programmatico: “Balancing dreams”.
Una nuova avventura in musica, se così vogliamo chiamarla, che non si esaurisce nella necessità e nella capacità della Band di lasciare che la musica fluisca in piena libertà e/o di dominarne le potenzialità; bensì nel raggiungimento dell’apice artistico al quale infine ciascun musicista dovrebbe ambire, e il Jazz in quanto musica improvvisata, ne offre la piena possibilità. In particolar modo quando, come nel caso di questo nuovo album, realizzato ‘ensamble’ con Davide Liberti e Ruben Bellavia e di altri strumentisti nella sezione fiati, si ha la conferma del raggiungimento di quella sinergia, più che mai unica e irripetibile, che è alla base di ogni ricerca avanzata.

Conoscere Fabio Giachino.

Pianista di riferimento della nuova generazione jazz italiana, Fabio Giachino è stato scelto per rappresentare la città di Torino in due eventi istituzionali a Bruxelles e Barcellona. Si è inoltre esibito in festival e club in Francia, Svizzera, Inghilterra, Repubblica Ceca, Polonia, Turchia, Romania, Scandinavia, Canada, U.S.A e tutta Italia collaborando con grandi artisti tra cui Dave Liebman, Furio Di Castri, Fabrizio Bosso, Rosario Giuliani, Emanuele Cisi, Maurizio Giammarco, Aldo Mella, Marco Tamburini, Dino Piana, Enzo Zirilli, Aldo Zunino, Dusco Goycovitch, Javier Girotto, Miroslav Vitous, Achille Succi, Benjamin Koppel, Mark Nightingale, Roberto Taufic, Juan Carlos Calderin.
Con il Fabio Giachino trio, formato da Davide Liberti e Ruben Bellavia, nel 2014 ha festeggiato i 100 concerti realizzando un lunghissimo tour in tutta Italia per presentare il secondo album “Jumble Up” e continuando ininterrottamente le date per tutto il 2015 con l'uscita dell'ultimo album "Blazar". Nel 2015 inoltre ha firmato la colonna sonora del film-documentario "Compro Oro. Vivere jazz vivere swing" dedicato alla Torino jazz degli anni '60 e '70, con la partecipazione di Piero Angela, Pupi Avati, Enrico Rava e altri artisti.

Negli anni è stato insignito di importanti riconoscimenti a livello nazionale e internazionale: il "Premio Internazionale Massimo Urbani 2011", il "Premio Nazionale Chicco Bettinardi 2011" e il Red Award "Revelation of the year 2011" JazzUp channel; inoltre, nel 2011, 2012 e 2013 è stato votato tra i primi 10 pianisti italiani secondo il referendum "JAZZIT Awards" indetto dalla redazione della rivista JAZZIT. Con il Fabio Giachino Trio ha ottenuto il Premio Speciale come "BEST BAND" al "Bucharest International Competition 2014", il premio "Fara Music Jazz Live 2012" (sia come miglior solista che come miglior gruppo), il premio "Barga Jazz Contest 2012" ed il "Premio Carrarese Padova Porsche Festival 2011", fino ai più recenti di questi ultimi anni.

Note: (*) Dalla precedente intervista rilasciata all’autore di questo articolo.

Web Video:
“Fabio Giachino Trio” - Live Studio
“At The Edges Of The Horizon” - Making of.






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