Pubblicato il 29/03/2011 14:38:30
12 ottobre05 maggio 2010 Entravano piano i treni in stazione a ottobre Milano ha già dimenticato l’estate; c’è chi cammina felice nel vento muove le ali, c’è chi invece la vita l’ha dimenticata tra i pali. Ognuno appeso ai propri pensieri come panni stesi, intanto il sole si alza come una bambina da un prato. Poveri Cristi stesi a terra nessuno se ne cura, gira un gran freddo tra queste valli forse non ci si ama più. Ti accarezzo i capelli grano che punge le mie mani, lo faccio per l’ultima volta senza saperlo. Accarezzo il tuo sguardo profuma fiore di vaniglia tra le labbra, odore di campagna noci e avena. Baciami con forza come con settanta lingue, che tutti i popoli ci capiscano e sappiano cos’è l’amore. Ma devo andare, giunge il treno, il suo suono come il grido di mia madre che a sera interrompeva il gioco..... ......io che parto lei che rimane indelebile nei miei pensieri.
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