e con la spietatezza della falce,
m'appago quando stracco e senza tedio,
prendo sollievo al desco della mensa:
alla dolcezza piena nell'attesa,
casta di vino rosso e desinare,
d'un ristoro di sonno che già pesa,
leggero sulle palpebre e rapisce,
per consegnare ad un silenzio pago.
*
ii - Arare questa vigna di buon'ora
sferrando col sudore la vangata;
la prima gemma scorta controsole
che nuova luce e se ne adorna il tralcio.
Altalenando per vibrare il colpo
giusto in sequenza per la fila d'oro,
all'improvvisa brezza di levante,
la marra elevo come una preghiera.
E giù! Scommetto, vedo la promessa:
il ramo colmo ed il raccolto pieno.
Saranno il tempo, il clima, mutazioni
nei vuoti zodiacali o nei suoi pieni;
gli dèi, la luna o la ventura; il sole,
come la vita, giostra d'occasioni.
Gioco l'azzardo, affondo un'altra mossa
e giù! mentre già venere declina.
*
iii - Reclama la vendemmia
ambrata e livida
riverserà il suo sangue;
ora pensa a qualcosa per amore:
una musica, gesti ricolmi e calmi
nel riflesso, infranto appresso,
semplice come lo vedi:
c'è un tempo raccolto di parole,
torchiate ed esaltate al tintinnio
beneaugurante dei cristalli,
nell'attesa del mosto che è già festa.
*
iiii - Oltre il limite
dell'incertezza, audace
s'espande l'orizzonte:
e cosa vuoi che sia
un bacio o due,
la stagione è prossima
e novella, la speranza
emerge a fior di pelle
dove che ieri appena
si trascinava stanca
al fondo del barile.
Alle porte della vendemmia
il vino rosso nuovo
promette toni smaglianti:
l'annata è buona!
*
v - Dimmi di me
al tempo del ritorno:
narra la stella
che dondola la vigna
tra i grappoli dorati
della seconda luna:
cruna questa natura,
passaggio stretto
e greco di falerno:
passa il dolore,
nell'uva che matura,
fertilizza le zolle:
sarà un'annata piena.
Appresta il torchio
che schiaccia sangue e cuore
con gli acini e le streppe:
quella vinaccia dura,
promessa incasta e pura;
ebbra di buon raccolto.
*
vi - Sulla mia stuoia, signore.
mi sono mancato! Nella cruna
delle sollecitudini quotidiane,
filo il passaggio stretto
e cerco la via del vuoto
nel mezzo delle condizioni.
Trovo la mia stuoia, signore
ed un momento di stasi,
senza premura d'attimi.
Saranno forse
l'effetto del vino
o il maleficio alle spalle,
nell'ombra della lampada
che ombreggia al muro
contorni che trasaliscono.
Alle prime luci, s'agita
il mosto e s'alza,
si abbassa. Il profumo,
signore, della sua gradazione,
conosce la stuoia.
*
vii - Ottobre arancio
s'esalta alla vendemmia
ed al suo aroma.
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