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Los cantos del Hombre/I canti dell’uomo

di Santiago Mutis Duràn 

Proposta di Loredana Savelli »

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Pubblicato il 17/08/2012 22:13:55

Los cantos del Hombre

DICE DON ERNESTO: i
siempre habrá un hombre tal
que mientras se destruye su casa
piense en el Universo
y siempre habrá una mujer tal
que mientras se destruye el Universo
se preocupe por su casa

Para mí la casa no es ya
esa lamentable posesión
donde un hombre y una mujer
se aíslan a cultivar sus miserias
Es un espacio que acoge los ecos del mundo
Un lugar ordenado con un instinto tan asombroso
que algo da a la naturaleza
El Hombre, el ser, levanta espacios
de una armonía que la naturaleza desconoce
pero que ella inspira
La paz de los grandes vegetales
Habrá colmado de silencio y misterio
el aire de los sueños
Desde allá empujará al hombre a lo sagrado
A levantar arcos de piedra tan profundas
como las constelaciones
A trazar círculos como los del agua
A buscar la arquitectura del fuego
y de sus altas sombras, donse penden campanas doradas
¿Cómo descuidar entonces la Casa?
Desde ella se contemplan los relámpagos
la lluvia que remueve todo más allá de la memoria
Hasta ella llega una dicha de estrellas fugaces
que rasgan con su luz el follaje
donde cada hoja es un pájaro
y cada estrella la punta de un día
cuya luz no habremos de contemplar

¿Y el Cosmos? Un orden de vértigo donde caen sin fin
el vuelo de la esperanza
la nobleza de una naturaleza dormida -que es sueño-
el silencio de los desiertos -gota a gota-
el espejismo del mar, el viaje oscuro
de la luz -un acorde majestuoso- y los gritos
y los cantos del hombre que va en la gavia
y todo lo ve

¿Y la Casa? Es castillo y cripta, torre y caverna
milagro y humildad, orden y espera
y la voz de las cosas que no están

Casa y Cosmos son locura

***

I canti dell'uomo

DICE DON ERNESTO:
ci sarà sempre un uomo
che mentre viene distrutta la sua casa
pensa all'Universo
e ci sarà sempre una donna
che mentre viene distrutto l'Universo
si preoccupa per la sua casa

Per me la casa non è più
quel meschino possesso
dove un uomo e una donna
si isolano per coltivare le proprie miserie
È uno spazio che accoglie gli echi del mondo
Un luogo ordinato con un istinto così sorprendente
che dona qualcosa alla natura
L'Uomo, l'essere, crea spazi
di un'armonia che la stessa natura ignora
ma che è lei a ispirare
La pace delle grandi vegetazioni
avrà colmato di silenzio e mistero
l'aria dei sogni
Da là spingerà l'uomo verso il sacro
per costruire archi di pietra così profondi
come le costellazioni
a tracciare circoli d'acqua
a cercare l'architettura del fuoco
e delle sue alte ombre, da dove pendono campane dorate
Come si può trascurare la Casa allora?
Da lei contempliamo i lampi
la pioggia che rimuove il tutto più in là della memoria
Fino a lei arriva una felicità di stelle cadenti
che strappano con la sua luce il fogliame
dove ogni foglia è un uccello
e ogni stella la punta di un giorno
la cui luce non ci sarà dato di vedere

E il Cosmo? Un ordine di vertigine dove cade senza fine
il volo della speranza
la nobiltà di una natura addormentata - che è sogno -
il silenzio dei deserti - goccia a goccia -
il miraggio del mare, il viaggio oscuro
della luce - un accordo maestoso - e le urla
e i canti dell'uomo che in alto nella gabbia della nave
tutto vede

E la Casa? È castello e cripta, torre e caverna
miracolo e umiltà, ordine e attesa
e la voce delle cose che non ci sono

Casa e Cosmo sono follia


(Traduzione di Camila Hofman)

(http://www.filidaquilone.it/num009hofman.html)

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