Pubblicato il 29/01/2016 23:43:43
Chiome bluastre, sonnolenti,
di notte d’Africa.
Viaggio armonico dell’anima
nutrita di terra vergine,
di primordiali profumi,
di sanguigne fibre vitali,
di siderali riverberi…
Serpeggia infinito l’orizzonte
con la sua epidermide di sfinge.
Lontana la trottola variegata del caso,
che ci guida effimeri.
Selenico silenzio d’un tratto rotto:
risate blese di iena
nell’umore denso d’aria vaporosa
e di tempo privo d’estremità.
Cicatrici brune
nel grande spazio di brividi:
sfondo compatto di rami e tronchi
per occhi trasognati.
Ombre e figure vaganti,
incorporee, nell’illimitato,
dal sapore di stagioni in fuga.
Nomadi di sempre,
i pensieri dilatano i respiri.
Vengono a bagnarsi
nell’offerta nuova di libertà.
Si muovono lenti
i passi discreti di chronos
a corteggiare l’incendio
appena sbocciato nell’ematite del cielo:
brace riaccesa, improvvisa,
il miele di luna.
Avvolto in frantumi slavati di luce,
il sussulto degli alberi fitti.
Grido disperso
d’uccelli notturni rianimati,
come delirio dal nulla.
Apre le braccia il calice bianco
del timido moon-tree.
Senza ostacoli
il mio io verso Dio:
non sono più l’antinomia
in questa realtà ammorbidita,
quasi d’antimateria, che m’addentra.
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