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Commenti al testo di Roberto Maggiani
11 poesie inedite su l_immaginazione n. 264

Sei nella sezione Commenti
 

 Gian Piero Stefanoni - 18/11/2011 12:00:00 [ leggi altri commenti di Gian Piero Stefanoni » ]

E’da parecchio tempo che non mi capitava di imbattermi in testi la cui immediatezza salisse così direttamente da un pensiero poetante finalmente tale, finalmente presente.
Perché ahinoi dobbiamo riconoscere, ognuno rileggendo con volti veri la propria scrittura, che buona parte della poesia attuale ha in sé il germe di istanze confuse pur all’interno di versificazioni buone e nel possibile attente. Il pericolo, a dire il vero, è forse proprio nascosto tra le maglie di una lucidità espressa per eccesso ma il cui contenitore, nello scandaglio, non ha nella cura la remissione e l’interrogazione paziente a quell’alterità di mondi- e di voci- da cui ogni vera poesia nella mancanza (nel freddo) nasce. Maggiani, nell’umiltà consapevole dello studioso e dell’uomo saggiamente iscritto all’incontro, ci restituisce in questi undici testi la preziosità di uno spirito umanamente (e nel suo caso coraggiosamente) affacciato tra i silenzi e le risonanze di un universo che forse ci annulla- o ci apre- e le piccole, grandi tracce del quotidiano. Come in vecchi dipinti, Roberto sembra fuoriuscire dal suo abbaino, il caro gatto la cui coda muove alla luna, tra curiosità di navicelle e indagazioni dell’animo. La forza vera di questa poesia è allora proprio in quel contatto dove la scienza nell’indagine, nella sua consapevolezza, si ferma e la nudità di un io raccolto nella ricerca tra richieste di terra e semine d’acqua. Qua, nella sospensione, ci invita, a meditarne insieme i richiami; il suo verso ci abbraccia nel silenzio degli spazi espansi, il cui peso per prospettiva ci esclude. L’altezza che resta è nella dignità del finito, nella risposta pulita di un cuore che proprio nello sgomento si riconosce umano, al fremito dell’umano nel verso affidando se stesso : “Ma poco più in là cado nell’amore:/di questo vorrei parlare/di ciò che non so dire”.

Caro Roberto, grazie per gli interrogativi.
Nel ritorno a terra, da Monteverde, ti abbraccio, Gian Piero

 Roberto Maggiani - 17/11/2011 21:52:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Caro Luca, mi ritrovo perfettamente nel testo che proponi... grazie.

 Luca Soldati - 17/11/2011 10:58:00 [ leggi altri commenti di Luca Soldati » ]

"(anche se mi tenta il toglierla di mezzo
e stabilire che siamo materia
con segnali da connessioni cerebrali
e ci attende la terra – l’inconoscenza)"

Incredibile e meraviglioso Roberto trovare nei tuoi versi un -seppur minimo, sottoforma di tentazione- germe di materialismo ateo! Ma in fondo "l’ateismo ha una funzione vitale per la fede. Costituisce un salutare antidoto ad ogni tentazione di idolatria, in primo luogo, ma anche di pigrizia dell’intelligenza, di tendenza a dare il nome di Dio alle proprie aspettative, ai propri bisogni [...]. Dentro la fede giudaico-cristiana si annida un dubbio radicale su Dio che probabilmente sarebbe improprio chiamare ateismo, ma che mette decisamente in questione la presenza e l’essenza stessa di Dio. La storia della fede giudaico-cristiana è costellata di momenti senza Dio [...]. L’ateismo, dunque, non è pensabile necessariamente come corrosivo antagonista della fede, bensì, piuttosto, come humus che alberga nelle sue radici, come materia che sostanzia il suo stesso germe di domanda, di invocazione, desiderio, speranza." [Dall’introduzione di Gabriella Caramore a R. Bodei "I senza Dio. Figure e momenti dell’ateismo" Brescia 2001 Editrice Morcelliana]


 Carmen Grattacaso - 16/11/2011 19:33:00 [ leggi altri commenti di Carmen Grattacaso » ]

Belle le poesie di Roberto Maggiani che ci parlano di universo, particelle, frazioni di pianeti e poi "cadono nell’amore". Intense, fatte di domande che ci coinvolgono tutti, dense e a volte sofferenti "Il tuo dolore è simile/ a un’assenza senz’appello"; aperte alla speranza "Uno storto sorriso rivela il tuo pianto/ ma eccoti sereno e sincero/ al timone di questa vela".
Non si avverte solitudine in queste poesie e viene da pensare alle parole della Merini "Il poeta non è mai solo.E’ sempre accompagnato dalla meraviglia del suo pensiero".

 monica martinelli - 13/11/2011 20:03:00 [ leggi altri commenti di monica martinelli » ]

Grande poesia si respira in questi versi - come è stato già evidenziato nei significativi commenti - che dimostrano come "dal semplice al complesso" poesia e scienza, ma anche origine e fine, dolore e amore, fanno parte dello stesso mistero della vita. Difficile e audace il compito del poeta (nel caso di Roberto quello di un attento osservatore col dono della poesia!) che scrive "di ciò che forse è stato/o di quello che non sarà mai" nel tentativo di comprendere la "contraddizione assurda" di natura e spirito che "collidono nel pensiero". E medita con filosofica ironia, e come un gatto appagato che si lecca i baffi, su come il nostro esistere reale e materiale (perchè siamo atomi e molecole) appaia uno spazio-forma tra un solitario silenzio e un nulla indefinito: "...v’è nel cosmo un silenzio che ci lascia soli:/un blu pianeta in cui la materia si è deformata/in ciò che chiamiamo vita." Il resto sono prospettiva, simmetrie e combinazioni... Insomma, versi che fanno riflettere.
Complimenti

 alfonso lentini - 13/11/2011 09:32:00 [ leggi altri commenti di alfonso lentini » ]

Mi piacciono!
Alfonso Lentini

 Roberto Maggiani - 11/11/2011 22:55:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Grazie cari, la Musik mi vuol far struggere, ma sono sereno perché so che non mi direbbe mai una cosa che non pensa, anzi, quando c’è da dirle non le manda certo a dire, per questa volta mi è andata bene... =P grazie Guglielmo, Eugenio, Roberto, Nando, Leopoldo, Giuseppe B., Franca, Loredana, Giuseppe T.

 Maria Musik - 11/11/2011 20:06:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Di questa mini raccolta (ma io già la chiamerei libro) mi ha, di primo acchito, colpito la risonanza di grandi poeti che contraddistingue alcune poesie. Se non avessi saputo che erano di Maggiani, di una avrei detto che l’autore fosse Saba o, con più immaginazione, Montale. Di un’altra Pascoli ed, in qualche tratto, Leopardi. Poi, è deflagrato il Maggiani poeta e scienziato, uomo di bellezza/scienza/fede, uomo tutto occhi, orecchie, olfatto, tatto, gusto e anima che straripa dal corpo, presente e mai ambiguamente disgiunto. Sacerdote/astronomo sulla Ziggurat ed, al tempo stesso, solinga molecola; VY Canis Majoris e, insieme, piccolo barbaglio scaturito dal ciocco scoppiettante. Ma, allora, nelle prime poesie faceva il "verso ai Grandi"? No, li contiene. Il Poeta è in grado di essere, al contempo, custode della tradizione e profeta del nuovo.
Mi scusi, Giuseppe, se richiamo ora il suo commento: non v’è nulla di personale; ne faccio un uso strumentale. Quelle parentesi che lo hanno infastidito sono solo uno dei tanti particolari che fanno la differenza fra noi, che incolliamo sentimenti ed emozioni alla carta, e lui che scrive Poesia. E non mi sto flagellando: amo ciò che scrivo, lo apprezzo e non lo disconosco... ma l’onestà intellettuale mi conduce verso il riconoscimento della differenza. Non è questione di grandezze, "noi piccoli, Lui Grande" è questione di sostanza e forma. Nessuno ne esce sminuito e con le ossa rotte ma, ciascuno è al suo posto e ciascuno, proprio da lì, è chiamato a crescere... anche Roberto che dimostra che la "formula" sta nel non credersi mai arrivati.

 Guglielmo Peralta - 11/11/2011 18:45:00 [ leggi altri commenti di Guglielmo Peralta » ]

Nonostante sia presente in alcuni testi l’impronta del fisico, queste poesie di Maggiani mi sembrano le meno "fisiche" prevalendo sull’indagine "scientifica" l’immaginazione che le "accoglie", il gusto dell’invenzione e una sottile ironia e volgendo, soprattutto, verso una "meta", comune a chi s’interroga sull’origine del mondo e della vita e sul loro destino finale. Mi pare che il centro di questa breve e poeticissima raccolta sia in quella "caduta", dove il mistero dell’amore supera quello insondabile dell’universo. Nulla, infatti, sappiamo di questo sentimento così familiare e, tuttavia, estraneo, di cui pure vorremmo parlare e su cui non riusciamo ad esprimerci. Forse perché l’amore è proprio l’origine di quel "Tutto" su cui vorremmo che si aprisse la visione. Esso, forse, generò la caduta affinché potessimo abbracciarlo nella pienezza della vita fisica, "carnale", e con tutti i sensi, a discapito e nel sacrificio della sua conoscenza edenica e assoluta!

 Eugenio Nastasi - 11/11/2011 15:32:00 [ leggi altri commenti di Eugenio Nastasi » ]

Ci si potrebbe chiedere se in Maggiani il poeta è più forte del fisico e il fisico sia più determinato del poeta. Ma è solo una questione di lana caprina: indici di una larga apertura umana nella sua poesia sono il tono colloquiale con cui scandisce quasi il tempo umano della sua ispirazione e la frase umana che riesce a costruire, lambendo l’esattezza delle formule o gli assiomi nascosti con la delicatezza dei riferimenti. Dunque niente di perifrastico o di elaborato ma suggestioni di portata tonale, come certa pittura veneta, che scandiva altri sensi stralunando tra i colori base.
Auguri per le 11 poesie, caro Roberto, da aggiungere al palindromo odierno: 11/11/11.

 Roberto Perrino - 11/11/2011 14:40:00 [ leggi altri commenti di Roberto Perrino » ]

Ma certo che ci ricorda qualcosa ...
E muore e nasce a tutta forza/albero stella uomo/virus eccetera eccetera
E nasce e muore a tutto vapore
[N. Hikmet, 1958]
Non potrò non leggerle ai miei quattro gatti!

 Nando - 11/11/2011 14:25:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Già molto hanno detto gli autorevoli commenti dei precedenti commentatori, ai quali nulla di più potrei aggiungere di "tecnico".
E’stata una lettura piacevole( la mia preferita è "Come un gatto appagato")che mi ha regalato questo pensiero(anche reminescenze contaminanti di passate letture): la separazione tra poesia e scienza è più di tipo metologico che sostanziale, poiché entrambe hanno in comune l’intelligenza, che a sua volta è costituita degli setssi atomi.

Ciao Roberto

 leopoldo attolico - 11/11/2011 13:04:00 [ leggi altri commenti di leopoldo attolico » ]

Le ultime parole di Franca Alaimo ti rappresentano egregiamente caro Roberto . La scienza non ti ingombra ma ti illumina ; il verbo perde lo strascico e rifiuta la cravatta .

 Giuseppe Bisegna - 11/11/2011 00:32:00 [ leggi altri commenti di Giuseppe Bisegna » ]

Belle, belle, belle, fra le 11 mi colpisce "Molecole di gatto", forse per la mia passione verso i felini in miniatura o forse perché dice una grande verità e anch’io mi chiedo: dove stavano le molecole di questo mio corpo un tempo? addosso ad un buono? addosso ad un cattivo? ad un basso, ad un alto, ad un uomo o ad una donna, ad un sasso o ad una stella e si potrebbe non finire più... :)

 Franca Alaimo - 10/11/2011 23:30:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Ancora una volta Roberto tenta il connubio tra scienza e poesia, nel tentativo di mettere in equilibrio materia e spirito fino all’utopia di un mondo sincrono. E lo fa animando la materia e razionalizzando in qualche modo l’anima, a dimostrare che nulla è estraneo a nulla, se perfinole molecole di una carcassa di cane disgregatasi chissà da quanto tempo, grazie al processo di trasformazione della materia, sono entrate a far parte del corpo del suo gatto vivo e vegeto, che gironzola per casa senza sospettarlo. Da una parte ci sono le formule matematiche, le ipotesi scientifiche, una materia non ancora del tutto esplorata, aperta al mistero; dall’altra un sentimento antico, come l’amore, di cui tutti abbiamo fatto esperienza, ma che ci sorprende sempre e in cui cadiamo "ciechi", colpiti da una freccia inesorabile. In ogni caso,sia che si tratti di scienza o di un’esperienza interiore,il poeta dice che è di ciò che non sa che vorrebbe parlare, indicando, in questo modo, l’origine e la meta ( come in un cerchio) del poetare: la conoscenza di sé e della sua relazione con le altre cose del mondo. Intanto Roberto tenta di essere "un gatto" che si pulisce con zampina, quando è soddisfatto del cibo, intanto lega ad una formula scientifica la delusione della solitudine esistenziale. Allo stesso modo realtà e desiderio sconfitto di felicità si incrociano nel sorriso storto di un uomo che è combattuto fra l’una e l’altro. Infine la disposizione delle 11 poesie mostra che esse procedono secondo la regola che dal semplice si origina il complesso per gradi successivi di riflessione ed elaborazione dei dati raccolti. Poesia dal metodo scientifico, scienza dall’anima poetica.

 Loredana Savelli - 10/11/2011 21:50:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Ho apprezzato moltissimo soprattutto quelle filosofiche, anzi "più" filosofiche, come "Un mondo sincrono", "Discriminante" e "Ozma".
E’ proprio vero che i primi filosofi erano anche fisici, matematici e naturalisti. E forse lo sono ancora.

Ciao!

 Roberto Maggiani - 10/11/2011 21:50:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

@Giuseppe: Come vedi le poesie sono varie, ci sono alcune molto semplici che rasentano l’haiku e utilizzano la semplicità della natura come metafora per l’esistenza, altre s’inoltrano invece in una più complessa meditazione sull’esistenza, partono da una mia visione personale e razionale del mondo. Il tuo gusto scivola sulla semplicità, ma non per questo taglierò dalla mia ricerca poetica il tentativo di penetrare l’esistenza con la mente, ti abbraccio.

 Giuseppe Terracciano - 10/11/2011 20:42:00 [ leggi altri commenti di Giuseppe Terracciano » ]

Caro Roberto, alcune mi sono piaciute, altre un pò meno. Hai uno stile piacevole, forse alcune andrebbero un pò snellite (vedi ad esempio le parti tra parentesi). Complimenti comunque.