Loredana Savelli
- 02/12/2013 23:16:00
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Canti rocciosi
Ma le Dolomiti cosa sono? Fessure che come enigmatiche iscrizioni tagliano in diagonale le pareti; macigni da ciclope in bilico, che sporgono proiettando nellabisso lunghe ombre, e occhiaie nere che trasfigurano i pinnacoli in devastati teschi; facce da cane, monaci incappucciati, scontrose vergini, guerrieri del 200, preti, ceree statue che sulle creste confabulano, vitrei fantasmi di calcare erosi dal vento che si sporgono in fuori e guardano fissamente...minuscole caverne di gnomi scavate negli appicchi angusti, lugubri strisce di antichi stillicidi, cicatrici di un candore quasi osceno, pulpiti da predicatore sospesi nelle voragini. (...) Di che colore? Si può trovare un aggettivo esatto per definire quella tinta così diversa da tutte le altre montagne, che al sottoscritto, ogni volta che ci fa ritorno e la rivede, provoca un trasalimento interno, risollevando ricordi struggenti? No, un aggettivo preciso non esiste. Più che di un colore preciso, si tratta di una essenza, forse di una materia evanescente che dallalba al tramonto assume i più strani riflessi, grigi, argentei, rosa, gialli, purpurei, viola, azzurri, seppia, eppure è sempre la stessa, così come una faccia umana non cambia anche se la pelle è pallida o bruciata. E da tutto questo, per chi guarda dal fondo delle valli, che colore risulta? E bianco? giallo? grigio? madreperla? E cenere? E riflesso dargento? E pallore dei morti? E lincarnato delle rose? Sono pietre o sono nuvole? Sono vere oppure è un sogno?
Dino Buzzati
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