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Commenti al testo di Giulia Tubili
Dmasqu

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 Roberto Perrino - 25/06/2012 10:01:00 [ leggi altri commenti di Roberto Perrino » ]

Una narrazione straniata, a posteriori, con caramelle dagli sconosciuti, incontri retrospettivi, interpolazioni sopravvissute ad un incendio, l’occhieggiare del giovane maledetto Cobain da una rivista miracolosamente non bruciata, quasi a garantire un’apparizione mistica in uno scenario da casa gotica. Queste le sensazioni che via via si sono avvicendate nella lettura di questo interessante testo, scritto con stile che cattura. Complimenti Giulia (anche perche’ giovanissima, come mi pare di capire da altri commenti).

 Roberto Maggiani - 24/06/2012 22:47:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Cara Giulia, confermi qui, a mio avviso, la tua vivida intelligenza, bellezza e sensibilità umana e artistica. Un abbraccio.

 Luciana Riommi Baldaccini - 24/06/2012 18:40:00 [ leggi altri commenti di Luciana Riommi Baldaccini » ]

Ho letto questo breve, ma densissimo racconto, con grande interesse, attirata dal titolo (smascherato: chi o cosa?) e già catturata dalle prime amarissime righe: "sapor di fragola? sapor di morte?" Trovo la tua scrittura di un’efficacia straordinaria, capace di toccare nel profondo, da cui evidentemente attingi, come dici nella tua breve autopresentazione; "Quando scrivo lo faccio perché qualcosa mi sale da dentro..."
"Prudence dorme d’un sonno senza sogni, ma ricco d’incubi in vetrina": la vetrina attraverso la quale assistiamo al dramma di un "temporaneo decesso forzato". Ma è temporaneo, vivaddio! Come per ognuno di noi, il dolore più grande, il nostro personale "viaggio notturno per mare" potrà avere sbocco alla luce del giorno se abbiamo la volontà di dargli forma e rappresentazione, quindi coscienza, come avviene anche attraverso la mediazione della scrittura, e come mi sembra che tu faccia egregiamente: "... ne sento il bisogno e mi piace farlo". È proprio così che gli incubi possono tornare a essere sogni, con tutto quello che contengono di immaginazione, speranza, novità, progettualità, significato.
Dopo le delusioni e la caduta dei miti "c’è ancora la sete d’un intero continente tutta qui, nell’Africa del mio organismo": la nostra sete (ma non di whisky, che stordisce), la sete inesauribile dell’Africa, non può essere che d’acqua: la vita.
Sono immagini davvero belle, le tue, anche quando comunicano l’angoscia e la fatica del vivere, perfino la necessità a volte di "raccogliere da terra" il proprio nome: raccogliere se stessi, in quel nome che sancisce la nostra unicità e la nostra identità, talora non riconosciuta e non debitamente rispettata, eppure per me "sacra".
Ovviamente la mia lettura è personale, condizionata dalla mia sensibilità, dunque anche parziale: è possibile che io abbia mancato altri spunti e altri significati presenti nel tuo racconto, che come dicevo all’inizio sento molto ricco e denso. D’altra parte non credo che un testo creativo possa essere semplicemente "ritradotto" in un significato razionale univoco senza tradirlo: la sua ricchezza sta proprio nella capacità di "arrivare" al cuore di chi lo legge e di attivare risposte emozionali personali.
Complimenti sinceri anche per la tua capacità di rappresentare ciò che non tutti hanno il coraggio di guardare.
Al piacere di leggerti ancora

Luciana

 Giulia Tubili - 24/06/2012 17:40:00 [ leggi altri commenti di Giulia Tubili » ]

E’/siamo Jude, "Hey Jude". I suoi occhi sono di ferro ed è una persona assai pacata: un self control raccapricciante caratterizza la placidità con cui fronteggia una vana speranza di diventare qualcuno nel mondo del teatro. L’unica nota dolente che sul suo pentagramma stride e lo ferisce si chiama Prudence, la sorellina diversa che, forse mai, uscirà dalla sua bolla d’aria nel disinfettante. Scrivo per conto di un ragazzo cornovagliese, che ormai da tempo mi vive al fianco seppure io sia giovanissima. A proposito della sirena, già sgranocchiata dai miei diciannove anni, lo saluto dallo scoglio di fronte all’ennesima casa dismessa in cui ogni tanto si tumula: il mare di Brighton non è certo zaffiro, ma ho sempre preferito gli opali.
Grazie infinite.

 Domenico Morana - 24/06/2012 17:13:00 [ leggi altri commenti di Domenico Morana » ]

“Non premo interruttori, scricchiolo sulle rampe di vecchie scale rivestite e macchiate.”

Chi è che scricchiola salendo vecchie scale silenziose? Sa già della maschera di ferro che è la morsa di uno sguardo? Uscirà mai Prudence dalla lunga autoprigionia indotta da uno stato di meditazione trascendentale o forse sarà meglio mandare indietro il quartetto di Liverpool a Rishikesh, a bussare alla porta della sua Doll’s House? Ma adesso stanno registrando il White Album!
Questi e altri gli interrogativi … “ma nessuno qui deve considerarsi sospettato” come dissi quando indagavo sul caso di Paranoid Park.

Basta, mi fermo, respiro e con uno sforzo rimando a fondo immagini venute a galla come gavitelli a cui aggrapparsi per non annegare nel tuo testo, Giulia. Preferisco annegarci. No! Voglio imparare a nuotare come fai tu per seguirti ancora in un’altra visione sottomarina … Sei forse una Sirena?

Che dire a chi sta ancora sulla riva, titubante, scrutando preoccupato il blu cupo di un’acqua profondissima? Tuffatevi anche voi, che aspettate? Seguiamola! Senza alcun timore! L’ho vista è ancora là, è una Sirena, credetemi! E scrive magnificamente. Lasciate che i vostri polmoncini s’abituino a certe pressioni abissali e vedrete il regno meraviglioso di una scrittrice di razza, di chi farà scricchiolare le scale della fama sotto il peso di un’anima dolce e dolentissima.

Complimenti, Giulia, è un testo così denso questo tuo Démasqué. Leggo che sei giovanissima. Ma che personalità e consumata padronanza di ritmo e di atmosfera! Ti piacciono i Beatles? Quella canzone: Dear Prudence?
E i film di Gus Van Sant?

Ciao, spero di leggerti ancora e ancora
:)))

 Loredana Savelli - 24/06/2012 13:25:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Pur nella mia discreta ignoranza, intuisco di trovarmi davanti a un testo assai interessante nel linguaggio e nella struttura. Sembra la descrizione di un’esperienza traumatica, le tre parti dialogano tra di loro, ma ciascuna è un punto di vista diverso. Il terzo brano è il più inquietante. Trovo che sia una scrittura poetica, modernista, e che l’autrice sia dotata di un ottimo senso della regia, mi è parso di vedere tre sequenze di un film che mi ha lasciato una forte suspance, un misto tra curiosità e desolazione.

 Fiammetta Lucattini - 24/06/2012 11:32:00 [ leggi altri commenti di Fiammetta Lucattini » ]

Un quadro di Salvador Dalì ridipinto con fragili mani(?)