Arcangelo Galante
- 04/01/2018 14:57:00
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Carissima e sensibile Cristina, così voglio iniziare questa mia, come se fosse una lettera, a te indirizzata, personalmente. Non sai quanto veramente comprenda, ciò che hai scritto. Il rapporto genitoriale, purtroppo, non è sempre allaltezza di come vorremmo che fosse. Io ho sofferto molto la presenza-assenza della madre, ma, ovviamente, il mio, non rappresenta l’unico caso al mondo, né le intime considerazioni emozionali e riflessive appena digerite, come nel tuo caso. Purtroppo, quando cresciamo, spesso pensiamo che il tempo ci aiuti ad accettare la dipartita di quanti ci hanno amato: ed è vero, soltanto in parte, ma all’uopo, l’istinto umano ci costringe a crescere! Grazie ai ricordi, talvolta, abbiamo la possibilità di uscire da un ambiente che non ci trasmette quell’indiscusso calore insostituibile di una materna figura (per me, ho considerato mia nonna, che mi ha allevato, tale riferimento familiare) ribaltando, ove possibile, tutto il dolore subito. Credo anche di capire cosa possa avere passato tua madre, e lo scrivo per empatia innata, null’altro, accorgendosi del cruciale istante che l’avrebbe separata da te, col giungere della nera signora. Oggi, tu devi essere fiera di te, perché, anche se con fatica e sforzi immani, sei riuscita a diventare quello che sei: una donna forte e cosciente di quello che vuole, che ha buttato alle spalle il suo passato e che può andare orgogliosamente avanti, a testa alta. Tutto questo, perché un domani nessuno ti possa dire: "tu sei stata lesempio da non seguire". Siamo su di un sito di scrittura, e non posso sintetizzare i dolori indicibili che hanno accelerato la mia evoluzione interiore, al di là dei miei anni. Ma, credimi senza artifizio alcuno, il tuo testo, sinceramente, ha toccato le corde della mia anima, perché uno sguardo che si posa su di una qualsiasi foto di valore, trattiene e ne ricava, diverse impressioni, esclusivamente tue, ed io l’ho provato. Un ritratto fotografico ha una bellezza che colpisce l’occhio, ma resta immoto, incantato, nell’espressione amorevole, colta dall’osservatore. Altre immagini, invece, evocano atmosfere passate, ricordi preziosi che, mescolati al presente, creano un’irrealtà sempre viva, in quanto percepibile dal cuore nostro. Ed esistono immagini così concrete, capaci di arrivare dentro a chi guarda, trovare un’esperienza simile di vita nella memoria e rimanervi impresse, come nella tua esperienza descritta. Amica lontana, te lo scrivo piangendo, perché oggi ho commentato testi sin troppo “forti” per il mio sentire; tu, hai reso bene leffetto, suscitato dalla fotografia di tua madre (c’è l’avessi io, una sua foto), descritta come un’occasione che raccoglie momenti esistenziali, nonché uno strumento adoperato per immortalare sguardi, gesti, espressioni, pensieri ed anche sentimenti, custoditi nel tempo, forse, per non essere mai perduti. Innegabile rimane il suo fascino, sempre interessante, in quanto, quella foto è una autentica “poesia” che ha sostituito le immagini alle parole. Senza volermi dilungare troppo, altrimenti la tastiera mi si allaga, e m’auguro di non aver lasciato refusi, perdonami se così fosse, ma l’emozione è intensissima, davvero calzante ho trovato il termine Upanishad , che, se non erro, rappresenta un gruppo di scritti filosofico-religiosi dellinduismo, composti in lingua sanscrita, che costituiscono la parte conclusiva del Veda, come lampante concetto della tua spiritualità, certamente da rispettare ed ammirare. Ti abbraccio virtualmente, ringraziandoti per l’opportunità di parlarti anche di me, e un pochino l’ho fatto, per mezzo di quello che hai pubblicato nel sito de La Recherche. Sono contento dell’esistenza di bella gente, nel mondo virtuale, perché esistono ancora anime non corrotte da una tecnologia che tende sempre più ad omologare persino le emozioni, salienti e sincere, di un individuo.
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