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Commenti al testo di cristina bizzarri
Panim - un incontro
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Cristina Bizzarri
- 06/01/2014 15:25:00
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Grazie Fausto. E uno stream of consciousness, come dici tu, e sono molto contenta che ti sia piaciuto. Buon ritorno ai tuoi - numerosi ma spero non per molto! - lavori, mi auguro però che tu possa continuare a ritagliarti degli spazi qui, da buon vacanziero - scrittore e (auto)critico "compulsivo" per vocazione e intensa percezione di sé e dellaltro!
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Fausto Torre
- 06/01/2014 13:44:00
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Cristina, è molto bella quella spiegazione di Panim. Hai un bel testo, e per quanto mi riguarda lo sento uno stream of consciousness. Hai saputo imprimergli quella sana ironia sottile e velata che sa dare a tutte le perplessità della vita uno sguardo profondo e tagliente. Bella quella cosa dei sassolini scossi, dallinsieme allo specchio. Ałla unicità e alla natura non replicabile.
Insomma, per dirti buon sessantesimo
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Cristina Bizzarri
- 06/01/2014 01:23:00
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Grazie dei commenti! Quello che volevo dare come impressione è quella di unalienazione. Il protagonista parla con se stesso quasi rendendosene conto, in una sorta di delirio lucido, autogestito, che ha la funzione di fare da leva ai pensieri. Un alter ego che potrebbe essere unapertura alla "guarigione", ma anche allirrompere come un fiume nella mente, offuscandola fino a devastarla. Il tema del non esserci più è invece il grande malinteso, appunto, perché in effetti qui si parla piuttosto di smettere o di scomparire. Insomma è lessere - lesserci - il tema di questo mio piccolo testo sperimentale. E il volto assume unimportanza centrale, sia come maschera, che come follia - perdita di identità - sia, infine, come possibilità di incontro con quella parte di noi stessi che è, insieme, la nostra essenza profonda e lapertura al volto dellaltro. (inteso anche come tensione verso lAltro).
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Loredana Savelli
- 05/01/2014 23:54:00
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E bellissimo!!! Cristina scrivi benissimo anche in prosa, questo testo è superlativo. Commovente. E ora vado sul sito che hai indicato.
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Domenico Morana
- 05/01/2014 21:54:00
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Lascia correre Cri, lasciala andare, un’anima non rimane. Sarebbe un controsenso, un trucco, una condanna. Lo spirito, quello sì, restiamo nello spirito, da restarci secchi quando lo si percepisce nel suo eterno fiorire. Dunque si mettano da parte athamè e bollime di cacaferro. Tuttavia opero con i keris malesi se è il caso di fare bagarre, e incantesimi siculo-tibetani e ben altro, se proprio è necessario. E la wicca mi fa una pippa.
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Franco
- 05/01/2014 20:57:00
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Non è vero che "uno" cè e poi non cè più. Forse è più vero "scompare". "Uno cè e poi non lo vedi più. Forse doveva andare, da qualche parte doveva andare.. é vero, cè il suo corpo lì ma "uno" non cè. E non puoi dire che non cè più, semplicemente non è lì. Ma se ci credi torna, e ci puoi parlare, e se ci credi capisce.
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Fausto Torre
- 05/01/2014 15:01:00
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rivedilo pure, sì (cè quella parte sulla guerra, e poi qualche ripetizione poco funzionale), ma non toccherei quel sento che mi capisci alla fine. Difatti è lì che convergi i raggi che hai scagliato prima. Ciao
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Cristina Bizzarri
- 05/01/2014 14:47:00
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Lo rivedo Giovanni. Grazie grazie della tua lettura di questo pezzettino da cabaret!
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Giovanni Baldaccini
- 05/01/2014 14:22:00
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mi fa piacere trovarti nella sezione narrativa; secondo me hai i numeri per frequentarla più spesso. Il tuo racconto è morbido e duro allo stesso tempo e, soprattutto, sufficientemente indiretto da tenere viva lattenzione del lettore. Un solo appunto (lo sai che non mi accontento mai...): lo hai chiuso troppo in fretta, quasi sbrigativamente, senza cercare un modo incisivo, capace di suscitare unimpressione duratura in chi legge. Ad esempio (ma è solo gusto mio) potevi scrivere: "afferra il vento la sera: magari parliamo ancora"... o roba del genere. Comunque mi è piaciuto. Ciao cara.
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