Lorenzo Mullon
- 24/04/2015 09:30:00
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la questione è sempre cosa ci stiamo a fare qui se scrivere poesie sia assimilabile a perdere tempo in un CRAL e allora come dice Lavinia Frati meglio andarsi a prostituire in strada almeno si impara la vita o cosa
la maggior parte delle persone impiega il proprio tempo a lamentarsi a preoccuparsi della salute dei figli che non trovano lavoro a cercare delle distrazioni a guardare terrorizzata i capelli che diventano grigi e cadono oppure a sperare in qualcosa di esterno che arrivi una vincita, un politico, un principe azzurro, il salvatore, la ripresa economica e poi si va tutti nelle nuove chiese, i templi commerciali che sono esattamente come le chiese di un tempo, né meglio né peggio riti per esorcizzare la noia, che nasconde le paure acquisto di merci sacre o profane metadone
la quotidianità delle persone è una zuppa di metadone
e poi arriva il poeta, che parla di trasformazioni traccia dei simboli sulla carta ma prima fa qualcosa che gli altri non fanno o non sono ancora in grado di fare perché siamo tutti della stessa sostanza non ci sono élite ma persone più o meno consapevoli
il poeta, a volte persino con disperazione perché inascoltato indica una strada nuova quella di mangiare la propria carne non come un rito formale e amen ma di farlo proprio di osare di tuffarsi nel rosso dei papaveri da frutto e di trovare la propria essenza scambiandosi persino il sangue sperimentando tutto provando a nascere nel buio della bocca e ruggire come una tigre facendo nostro il buio che è già nostro di natura come tutta la vampata di luce che esiste qui fuori ed è solo il riflesso di quello che siamo
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