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Commenti al testo di Roberto Maggiani
Dopo tre giorni dalla tua resa

Sei nella sezione Commenti
 

 Nando - 22/11/2015 10:39:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Quel panno steso e poi ritirato, quella stessa resa che ne giustificava la sua esistenza - quale altro stendipanni o straccio avrebbero potuto avere la stessa fama?- hanno avuto e hanno ancora, non tanto e non solo di donare uno "scandaloso" perdono (grande Bizzarri), quanto credo rompere la logica dell’odio, che rende così "vere" le tue parole (poeticamente "giuste") anche a chi le recitasse dal loro versante opposto ovvero speculare al confine che le ha generate.
In questi giorni di dolore e terrore mi sono chiesto e mi chiedo ancora: esistesse Dio, come li giudicherà? Fino a che punto davanti a Lui sono totalmente colpevoli?
L’orrore indigna ed è corretto che ciò accada, ma dobbiamo continuare a pensare anche con la ragione, poiché solo un cuore intelligente può vedere oltre la resa, rimuovere quel sudario di morte, rimuovendo la pesante pietra che ne impedisce l’uscita della luce. In ciò è magistrale la lettera di quel marito rimasto vedovo dopo l’attentato, direi magistrale e "sacra" se a quest’ultimo aggettivo gli si riconosfesse n senso anche pienamente laico...

 Loredana Savelli - 21/11/2015 22:32:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

L’orrore di quello che succede mi ottenebra la comprensione e non riesco a leggere tra le righe. Una rabbia umana, dice Cristina. Il panno bianco mi riporta al crocifisso. Io non trovo parole.

 Roberto Maggiani - 21/11/2015 15:42:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Sono commosso da come i quattro commentatori, Rosa Maria, Cristina, Klara e Maria, hanno accolto e ridonato il senso di questo testo: avete centrato, ognuno a modo proprio, le motivazioni profonde di questa scrittura. Temevo di essere frainteso malamente. Ciò dimostra, ancora una volta, che scrivere è un atto di onestà, prima di tutto con sé stessi. Grazie.

 Rosa Maria Cantatore - 21/11/2015 15:08:00 [ leggi altri commenti di Rosa Maria Cantatore » ]

la giusta indignazione di fronte alla morte di chi non aveva colpa e non voleva morire- e non doveva morire- sale come un’onda nauseante e inarrestabile.
L’effetto c’è: oh, se c’è...

  Cristina Bizzarri - 21/11/2015 11:44:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Una poesia questa che dice come non si può non restare umani di fronte a chi umano non è. E umano è provare orrore, odio, indignazione. Umano è lasciare a Dio - lui solo, sì, lo può - lo scandalo del perdono.
Un testo ricco di simboli e suggestioni, che potrebbe essere stato scritto quattromila anni fa come tra quattromila anni.
La voce di un uomo. Un uomo.

 Klara Rubino - 21/11/2015 09:51:00 [ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]

Fortunatamente esiste per noi la poesia che ci consente di canalizzare nell’elaborazione di un progetto testuale certi sentimenti come "odio e vendetta".
C’è chi in altre parti del mondo non ha questa possibilità liberatoria per mancanza di preparazione culturale, mancanza di possibilità critica, mancanza di dignità umana nella vita quotidiana, mancanza di speranza per un futuro diverso, allora, si può diventare strumento d’odio nelle mani altrui pet interessi sempre altrui e nascosti.

 Maria Musik - 21/11/2015 09:24:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

A leggere questa poesia verrebbe da pensare che Maggiani evoca l’ultimo gesto di una delle vittime, poi esplode d’odio.
Ma se la leggiamo con il cuore, allora capiremo il simbolo.
La vittima sacrificale lascia il suo sudario, 2000 anni fa fuori dal sepolcro, oggi come straccio appeso allo stendino, vuoto di panni che più non servono e, oggi come 2000 anni fa, una mano pietosa lo ritira: questa è memoria di resurrezione: il giusto, colui che ha "resa" l’anima, è già fra i risorti.
Ma la morte, la morte assoluta, quella non risparmierà nessuno dei deicidi/omicidi, perchè chi uccide un innocente uccide Dio. La morte "assoluta" è libera di odiare l’uomo e di distruggerlo, insinuandosi nel suo corpo, infettando le sue cellule: la morte non ha pietà e annienterà chi ha osato tanto.
Non è un inno alla vendetta, è l’osservazione oggettiva di ciò che, se si crede alla promessa, avverrà per chi ha servito la morte dell’innocente.