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Commenti al testo di Salvatore Armando Santoro
Apatica e banale

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 Giulia Bellucci - 25/03/2020 09:35:00 [ leggi altri commenti di Giulia Bellucci » ]

Buongiorno Armando. Questa tua poesia mi sembra anche un omaggio a Dante, nello stile. Difatti la composizione è strutturata in terzine incatenate per concludere poi con una quartina finale. Oggi poi è la giornata indetta per la celebrazione del nostro Sommo Poeta. E tu hai ricalcato molto bene il suo stile con un linguaggio non aulico ma ovviamente moderno. Dolcezza e musica nonostante quell’amarezza e delusione che pervade tutta la composizione.
Grazie anche per averci ricordato il sonetto del Carducci e avercelo spiegato.

 Salvatore Armando Santoro - 25/03/2020 03:37:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Armando Santoro » ]

Il sonetto del Carducci, nel sottotitolo ha una dedica (A S.F.). Si tratta di Severino Ferrari, che era stato un allievo del Carducci e verso il quale il maestro aveva una "devozione filiale". La stima profonda che il Carducci aveva per la poesia e per le capacità culturali ed umane di Severino ne avevano fatto il naturale predestinato a succedergli nella cattedra di letteratura a Bologna. Ricordiamo che nel 1899 Il Carducci insieme a Severino curarono una edizione particolare commentando il Canzoniere del Petrarca (e l’ultimo verso della poesia "In riva al Lys fa riferimento a questa pubblicazione). Poi Severino si ammalò e finì i suoi giorni in un manicomio di Pistoia dove ci lasciò le penne.
Anche il Pascoli cita Severino nella sua poesia "Romagna"- A lui era legato da fraterna amicizia iniziata nel 1873 durante gli studi a Bologna quando Severino aveva 17 anni, amicizia poi durata tutta la vita.
La morte di Severino favorì poi il Pascoli nella successione a Carducci nella cattedra di letteratura a Bologna. La vita è strana!

 Salvatore Armando Santoro - 25/03/2020 00:38:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Armando Santoro » ]

Nel sonetto del Carducci si parla di neve rosa che corrisponde al colore che assume al tramonto il Monte Rosa.
Carducci parla di giglio ed in francese questa parola si traduce, appunto lys. Ricordo che la Valle d’Aosta è una delle regioni a Statuto Speciale dell’Italia e la lingua francese è parificata a quella italiana. Ma la regione pone particolare attenzione alle sue minoranze visto che nella Vallata del Lys esiste una popolazione di lingua tedesca che corrisponde alla popolazione Valser, che nel Settecento attraversò le Alpi e si stanziò nel territorio che da Gressoney La Trinité arriva fino ad Issime nella vallata percorsa dal fiume Lys, che nasce proprio dal Monte rosa e poi si versa nel fiume Dora Baltea (che nasce dal Monte Bianco) a Pont St.Martin. Chi volesse approfondire la storia di questo popolo aggiungo un link e può divertirsi a farlo.

http://www.viestoriche.net/indexold-a/walser.htm

 Salvatore Armando Santoro - 25/03/2020 00:20:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Armando Santoro » ]

Si, sto parlando dello stesso fiume Lys che Giosuè Carducci cantò nella sua famosa poesia

IN RIVA AL LYS
(a s. f.)

A piè del monte la cui neve è rosa
In su ’l mattino candido e vermiglio,
Lucida, fresca, lieve, armonïosa
4Traversa un’acqua ed ha nome dal giglio.

Io qui seggo, Ferrari, e la famosa
Riva d’Arno ripenso e il tuo consiglio;
E di por via la piccioletta prosa
8E altamente cantar partito piglio.

Ma il Lys m’avvisa — Al nulla si confonde
Questo mio canto, e non se ne rammarca;
11Pur di tanto maggior vena s’effonde — .

Ond’io, la fronte di superbia scarca,
Torno al mio cuore; e a’ monti a l’aure a l’onde
14Ridico la canzon del tuo Petrarca.

Giosuè Carducci
Gressoney-la-Trinité, 8 agosto 1898.