Gil
- 30/05/2020 19:17:00
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Leggendo ultimamente alcune pagine introduttive della stessa Spaziani ad un suo libro, la medesima Poetessa spiegava come fosse passata da forme chiuse a sperimentalismi, in una varietà compositiva del fare poesia (questo almeno mi pare di aver compreso leggendola: non ho citato, ma ricordato a memoria alcuni concetti: ogni inesattezza sia accolta con clemenza); ma perché ho citato la Spaziani in tal senso? Perché credo sia il riferimento autorevole che in qualche modo spiega e conforta anche i poeti di oggi, quelli ancora in cammino ovvero ancora nei fasti gestatori di unevoluzione che un giorno si compirà perfettamente in sé alla luce. E questo testo della Turra, seppure non si allontani dai suoi "luoghi" ed immagini consueti, segnala tuttavia questa tensione di ricerca, di studio, di apprendimento e appunto di sperimentalismo. Troviamo effettivamente liniziale minuscola nellincipit, che vuol dire, per una poetessa come la Turra così come la conosciamo, aver vinto quellintimo senso del pudore e del nascondimento, non per una convenzione alleffimero apparir o per il tentativo di accattivarsi la simpatia di nuovi lettori, quanto lontana ci appare Laura da queste mondanità, che pure affliggono non pochi autori, poeti o aspiranti tali, ma per quella spinta vocazionale che la porta ad amare la Poesia in un modo simile allanelito dAssoluto che abita lumano. Non sarà un caso che anche louverture risuoni potente, in un dirsi in un certo modo inconsueto per una poetessa che conosciamo mite ed umile, ancorché le due qualità non adombrino la sua bravura ed il suo talento, e con chiavi interpretative contigue e complementari, quando lafflato relazionale nasce nellumano e sfiora il mistico.
Un forte abbraccio
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