Dedalus
- 18/07/2021 23:20:00
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Le sue parole sono spesso il riflesso mordace, di un pensiero, ed implicano comunque la possibilità del poter esistere, del lottare contro i lunghi silenzi, ed anche che non potrà esserci mai un vincitore, perché il silenzio è anchesso parola. Ora son le sue dita a parlare e si narrano nel dolore di "un ramo spoglio, nodoso" ed in quel dolore ci sono il suo dolore ed i dolori di tanti altri esseri sparsi nel mondo, perchè per la poetessa non è mai il dolore del singolo ad esistere ma il dolore universale. Ed è attraverso la metafora del ramo nocchioluto che lautrice poi fa riferimento al dolore della terra e quindi universale "Se lalbero geme per il nodoso ramo/non so/Nè se la terra è mesta pel suo dolore". Questa lirica ci dà una dimensione nuova della poetica della poetessa che se finora avrebbe potuto essere allocata in un cerchio più ristretto ora esonda piena di esuberanza oltre i confini della contemporaneità. Molto bella.
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L’Arbaléte
- 18/07/2021 23:08:00
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Un ramo spoglio, fisso, nodoso, non cè finestra che me ne parli, nudo sfiorito, stagliato in aria.
Grida ogni mio dito, ogni falange, si storce, deviata e poi si arrende.
La mano inerme allenta la presa. Le cose scivolando al destino vanno. Al destino e il cuore duole.
In me il respiro, se geme lalbero per il nodoso ramo, non so.
Nemmeno la terra è così mesta.
È una gran bella poesia questa tua. Riaccendila! Scusami, lho spenta leggendola. Ho il fiato che puzza dascolto.
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