Ivan Pozzoni
- 15/06/2024 07:35:00
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Cara Teresa, bisogna dire come stanno le cose, senza ritegno o false insinuazioni, con durezza e determinazione. La sincerità è sempre stata importante nelle mie molteplicissime relazioni, e causa ferite rimarginabili o meno.
Io mi caratterizzo come un semplice <guastatore> - scoperto dal mio finto ex maestro Giorgio Linguaglossa- che scriveva:
<Ivan Pozzoni trae tutte le conseguenze del fatto che il locutore ha cessato di essere fondatore, e che il linguaggio ha cessato di essere la dimora dell’ego; che, insomma l’essere, l’ego e il linguaggio stanno tutti in una dimensione di galleggiamento dove presente e passato collimano con il futuro-passato. Ivan Pozzoni ha liquidato la poesia così come ha liquidato la filosofia; tutto è affondato sotto i colpi di quel machete che è l’affondamento della Fondazione. Pozzoni risolve (a modo suo) e con pieno diritto la questione della “Poesia” facendo una cosa che, molto semplicemente, è fuori-della-poesia […] Penso che Pozzoni non si ponga nemmeno questo problema; il problema della tradizione e dell’antitradizione? Pozzoni non se lo pone nemmeno. Vuole fare il guastatore, va con le cesoie per spezzare il filo spinato che il Novecento ha posto a difesa dei fortilizi della Tradizione e del Canone, tutte parole grosse che designano un significato preciso: i rapporti di potere che sotto stanno e sottendono i rapporti di produzione tra le istituzioni stilistiche maggioritarie>.
Però Linguaglossa, il famoso <doppialingua> dei miei versi, è in grado di dire tutto e il suo contrario.
Zygmunt Bauman, da storico, mi scriveva lo stesso <Iwanie, musisz utorować drogę nowym wielkim filozofom przyszłych stuleci. To niewdzięczne zadanie, które na ciebie spada>. E io rispondevo, ascoltando solennemente il mio amico lontano, <Father, I accept my task and I will remember the voices of the dead and open the way for the voices of the future>.
Mario Quaranta, amato maestro morto senza nemmeno un abbraccio o un saluto, mi incatenò, con la sua bulimica storiografia filosofica a <Aldilà dell’intento solidaristico e socialista di ogni iniziativa Limina mentis, ciascuna serie di volumi collettivi dedicati alla ricostruzione storiografica della cultura moderna, sostenuta dalla collana Esprit (Voci e Frammenti di filosofia contemporanea), sottende un’originale metodologia, organizzativa ed ideologica, fondata sulla a] varietà delle «voci interpretative», sulla b] contestualizzazione esistenzialistica di ciascun soggetto / oggetto di studio (irripetibilità delle narrazioni culturali), sulla c] «rappresentazione polifonica» di due secoli anti-monodici come Ottocento e Novecento, sulla d] instaurazione di un dialegesthai tra «voci», vive e morte, nella consapevolezza che ogni racconto storico, oltre a derivare da momenti culturali determinati e unici, concorra a creare nuovi e originali orizzonti di ricerca e su una e] nuova concezione dinamica della nozione di «manuale» inteso come infinito work in progress di una comunità solidale di ricercatori>.
Il mio compito è stato dare <voci>, e suscitare <voci>, mettere in dialogo <voci> in un mondo che viavaia, avanti e indietro, senza ascoltare, composto di viandanti arroganti e ignoranti, lontani dalla concezione di viaggiatore flâneur del compiantissimo Luciano Troisio (Luciano in the sky with diamond).
Quindi la mia carriera artistica e accademica è stata un continuo e costante lottare, con un acribia irritante, contro lignoranza e il menefreghismo del 99,9% dellitalianità media, laurea mediocritas, e sparare intere batterie di missili Katiuscia su uomini, donne, bambini, in funzione dis-educativa, rieducativa, educativa (compito lasciato ad altri con molto, moltissimo, amore verso lumanità, totalmente fuori moda e a me sconosciuto).
Io sono un giurista/dirigente dazienda molto anomalo affittato alla letteratura, sono abituato a difendere gratuitamente barboni, mignotte e ladruncoli disperati. Canto i disgraziati, i disperati, i bambini dimenticati, i deboli e ho un basso livello di tolleranza verso lautorità arrogante e corrotta (moralmente e finanziariamente) di magistrati, Cda e clienti di una stupidità bestiale.
Sono scettico/cinico (in senso filosofico), seguo la strada segnata da Berkeley e Hume, col loro idea-ismo empirista, Peirce e James, con il loro pragmatismo, Schlick e Popper, con il loro metodo analitico (che ho adottato e affinato nella scuola di Uberto Scarpelli nelle uniche cattedre analitiche italiane a Milano, nel momento in cui il resto dItalia era soggiogato da Croce e Gentile), il libertinismo francese e il libertinismo sessuale di Cyrano de Bergerac (bestia chi lo creda un mero personaggio di Rostand), lontanissimo da De Sade e Casanova. Anarchico stirneriano, cacciato dalla federazione anarchica di Milano, troppo vicina allanarchismo socialista di un Proudhon, aggiornatissimo - a merito di consiglio altrui- e affascinato dalla nuova estetica francese di Derrida, Baudrillard, Deleuze e Debord, dalla new sociology, dalla new epistemology, dalla neuroestetica/psicoestetica, dalla teologia della liberazione, definitami, nel nostro incontro, da Karol Jòsef Wojtyla una <Otwarta rana na drodze do porażki komunizmu> o <Vulnus apertum in via ad cladem communismi> interrogato da me sul caso Romero, dallanalisi, spietata, delle correnti analitiche ottocentesche italiane (da me riscoperte) e novecentesche anglosassoni col loro metodo analitico, dalle conclusioni di filosofi del diritto sconosciuti al resto dellItalia come Kelsen, Olivecrona, Ross, Weinberger, MacCormick, Finnis, Rawls, Raz, il nuovo femminismo, Unger, Posner, Luhmann, Dworkin, Habermas, abituato a tenere seminari su teoria dellargomentazione, teoria della comunicazione e teoria dellinterpretazione (lattuale è libero arbitrio vs. determinismo in Tommaso dAquino, Duns Scoto e Scoto Eriugena) io non sono assolutamente in grado di dare attenzione e rispetto alla <metafisica> moderna di Husserl, Freud ed Heidegger, e in letteratura allermetismo di Ungaretti:
<Il mio supplizio è quando non mi credo in armonia>
non significa un cazzo, sono termini senza referente oggettivo, scritti alla luce di una fenomenologia dellaha-erlebnis (illuminazione) decodificata senza esiti significazionali dallanalisi e decostruiti dallironia sovversiva/eversiva di un Derrida (che ha modificato, molto modernamente, la maieutica socratica, fondata su unironia educativa). Lironia deve essere dis-educativa, anti-sociale, sarcastica, feroce. Non sono stato addestrato allintimismo, avendo rifiutato ogni forma di non-sense filosofico come l<inconscio>, e ogni forma terapeutica come psicoanalisi e psicoterapia, affidandomi allauto-analisi e alla psichiatria.
Il neo-ermetismo, fortunatamente, è stato spazzato via dalle neo-avanguardie millenials (inclusa la mia NeoN-Avanguardia). Neo-ermetismo e minimalismo sono stati debellati dalla contro-cultura milanese e dallAnti-gruppo siciliano.
L<intimo sé universale> è una fallacia linguistica inaccettabile, essendo io condotto a risolvere, come ho spiegato, l<intimo>, a rifiutare ogni concetto pseudo/freudiano di <sé>, e sul discorso sull<universale>, accettata la tesi nominalistica di Roscellino e mediatrice di Abelardo nel medio evo, a certificare il debellamento del termine micidiale in Moore, Russell, Carnap indirizzati a un certo modo di fare metafisica, troppo spesso improntato all’abuso di paroloni (<l’ente>, <l’assoluto>, <l’idea>, l<universale>) e costrutti oscuri (<il nulla nulleggia>) piuttosto che alla chiarezza e al rigore argomentativo. Il discorso sull<universale>, anche nellanalitica, si smarrisce nellontologia
Ogni individuo che contiene un pezzo di ogni gatto è più grande di un individuo che contiene un pezzo di ogni cane [Quine e Goodman],
le soluzioni sono infinite e i discorsi complessissimi, fatti da deduzioni, contro-deduzioni, contro-contro-deduzioni, fattuali, contro-fattuali, espressi da Williams, Frege, Russell, Strawson, Bergmann, Armstrong, Mellor, Goodman, Quine, la distinzione <types>/<token>, Sellars, e moltissimi altri analitici affascinati dallontologia e dalla teoretica (che io da giurista rifuggo come la lebbra). La conclusione comune:
<Tra le varie motivazioni per questo atteggiamento vi era del resto la convinzione che si debba fare a meno degli universali anche in considerazione della mancanza di chiari criteri concernenti le loro condizioni di identità, in particolare le condizioni sotto cui risulta lecito identificare la proprietà corrispondente a un dato predicato f e la proprietà corrispondente a unaltro predicato, y>.
Sticazzi!
Tra <caritas> (con Ratzinger la charitas ha smarrito lh), somma virtus dellamore e concetto medioevale e <intelletto>, dal latino classico intellegere, cioè inter-legere, <fare una scelta tra>, tra amare e scegliere non ci vedo nessun nesso, nemmeno teologico. Perchè scegliere dovrebbe essere amare?
Ciao Ivan
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