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Commenti al testo di Ivan Pozzoni
Vivo fuori di te

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 Ivan Pozzoni - 16/06/2024 02:51:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Grazie Teresa,
apprezzo, anche se non ho capito niente dell’asserzione di Emerson. Giocò nella Roma, nella Juventus e nel Milan. Non brillò mai moltissimo.

Ohi, ma allora sei una romagnola. Cervia deve essere bella. L’ultima cosa che vide Guareschi, fu l’orizzonte di Cervia.

Comunque io conoscevo: <Non stare a parlare, che mentre parli quello che tu realmente sei ti sta sopra, e rimbomba tanto che non mi consente di udire ciò che stai dicendo in contrario> Ralph Waldo Emerson.

Però l’aforistica di Emerson è sconfinata, Emerson asserisce un’affermazione e dieci anni dopo il suo contrario. Come Linguaglossa.

Tonini era un buono.

Io sono sato consulente teologico di Carlo Maria Martini. Era un uomo molto formale, senza senso dell’umorismo. Pretendeva che, ogni volta che ci incontrassimo, io dovessi baciare il suo anello cardinalizio. Io, costantemente, attendevo che porgesse la mano, e davo un energica stretta di mano alla Peppone. Quanto si incazzava! Non hai mai visto un cardinale incazzato? Per fortuna non era autorizzato da Dio a bestemmiare. Pensa te se devo baciare la mano di un altro essere umano. Non baciai la mano a Wojtyla che fu una grandissimo stratega, avendo annientato il comunismo, con l’abito corale bianchissimo sporco del sangue del Cardinal Romero. Di questa cosa ne discutemmo molto, e ammise di avere un forte senso di colpa sul destino di Romero.

La sfortuna delle nuove generazioni è che sono di un’ignoranza bestiale, di un’arroganza tremenda e non hanno senso dell’umorismo - che, a mia opinione, è fondamentale nel nuovo intelle(a)ttuale.

 Teresa Cassani - 15/06/2024 13:41:00 [ leggi altri commenti di Teresa Cassani » ]

Monsignor Tonini mi insegnò, una volta, una frase di Emerson che mi è rimasta impressa: "Ciò che sei rimbomba tanto che sommerge quello che dici".
Ora, mi sembra che in lei ci sia identità tra ciò che è e ciò che dice (scrive) e questo è senz’altro apprezzabile.
Per quanto riguarda le sue posizioni, trovo alquanto interessante l’invito a correggere le prospettive.
Aggiungo che mi piace pensare che la validità di un poeta si misuri anche sulla base della sua comprovata originalità.
Un saluto!

 Ivan Pozzoni - 15/06/2024 07:35:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Cara Teresa,
bisogna dire come stanno le cose, senza ritegno o false insinuazioni, con durezza e determinazione. La sincerità è sempre stata importante nelle mie molteplicissime relazioni, e causa ferite rimarginabili o meno.

Io mi caratterizzo come un semplice <guastatore> - scoperto dal mio finto ex maestro Giorgio Linguaglossa- che scriveva:

<Ivan Pozzoni trae tutte le conseguenze del fatto che il locutore ha cessato di essere fondatore, e che il linguaggio ha cessato di essere la dimora dell’ego; che, insomma l’essere, l’ego e il linguaggio stanno tutti in una dimensione di galleggiamento dove presente e passato collimano con il futuro-passato. Ivan Pozzoni ha liquidato la poesia così come ha liquidato la filosofia; tutto è affondato sotto i colpi di quel machete che è l’affondamento della Fondazione. Pozzoni risolve (a modo suo) e con pieno diritto la questione della “Poesia” facendo una cosa che, molto semplicemente, è fuori-della-poesia […] Penso che Pozzoni non si ponga nemmeno questo problema; il problema della tradizione e dell’antitradizione? Pozzoni non se lo pone nemmeno. Vuole fare il guastatore, va con le cesoie per spezzare il filo spinato che il Novecento ha posto a difesa dei fortilizi della Tradizione e del Canone, tutte parole grosse che designano un significato preciso: i rapporti di potere che sotto stanno e sottendono i rapporti di produzione tra le istituzioni stilistiche maggioritarie>.

Però Linguaglossa, il famoso <doppialingua> dei miei versi, è in grado di dire tutto e il suo contrario.

Zygmunt Bauman, da storico, mi scriveva lo stesso <Iwanie, musisz utorować drogę nowym wielkim filozofom przyszłych stuleci. To niewdzięczne zadanie, które na ciebie spada>. E io rispondevo, ascoltando solennemente il mio amico lontano, <Father, I accept my task and I will remember the voices of the dead and open the way for the voices of the future>.

Mario Quaranta, amato maestro morto senza nemmeno un abbraccio o un saluto, mi incatenò, con la sua bulimica storiografia filosofica a
<Aldilà dell’intento solidaristico e socialista di ogni iniziativa Limina mentis, ciascuna serie di volumi collettivi dedicati alla ricostruzione storiografica della cultura moderna, sostenuta dalla collana Esprit (Voci e Frammenti di filosofia contemporanea), sottende un’originale metodologia, organizzativa ed ideologica, fondata sulla a] varietà delle «voci interpretative», sulla b] contestualizzazione esistenzialistica di ciascun soggetto / oggetto di studio (irripetibilità delle narrazioni culturali), sulla c] «rappresentazione polifonica» di due secoli anti-monodici come Ottocento e Novecento, sulla d] instaurazione di un dialegesthai tra «voci», vive e morte, nella consapevolezza che ogni racconto storico, oltre a derivare da momenti culturali determinati e unici, concorra a creare nuovi e originali orizzonti di ricerca e su una e] nuova concezione dinamica della nozione di «manuale» inteso come infinito work in progress di una comunità solidale di ricercatori>.

Il mio compito è stato dare <voci>, e suscitare <voci>, mettere in dialogo <voci> in un mondo che viavaia, avanti e indietro, senza ascoltare, composto di viandanti arroganti e ignoranti, lontani dalla concezione di viaggiatore flâneur del compiantissimo Luciano Troisio (Luciano in the sky with diamond).

Quindi la mia carriera artistica e accademica è stata un continuo e costante lottare, con un acribia irritante, contro l’ignoranza e il menefreghismo del 99,9% dell’italianità media, laurea mediocritas, e sparare intere batterie di missili Katiuscia su uomini, donne, bambini, in funzione dis-educativa, rieducativa, educativa (compito lasciato ad altri con molto, moltissimo, amore verso l’umanità, totalmente fuori moda e a me sconosciuto).

Io sono un giurista/dirigente d’azienda molto anomalo affittato alla letteratura, sono abituato a difendere gratuitamente barboni, mignotte e ladruncoli disperati. Canto i disgraziati, i disperati, i bambini dimenticati, i deboli e ho un basso livello di tolleranza verso l’autorità arrogante e corrotta (moralmente e finanziariamente) di magistrati, Cda e clienti di una stupidità bestiale.

Sono scettico/cinico (in senso filosofico), seguo la strada segnata da Berkeley e Hume, col loro idea-ismo empirista, Peirce e James, con il loro pragmatismo, Schlick e Popper, con il loro metodo analitico (che ho adottato e affinato nella scuola di Uberto Scarpelli nelle uniche cattedre analitiche italiane a Milano, nel momento in cui il resto d’Italia era soggiogato da Croce e Gentile), il libertinismo francese e il libertinismo sessuale di Cyrano de Bergerac (bestia chi lo creda un mero personaggio di Rostand), lontanissimo da De Sade e Casanova. Anarchico stirneriano, cacciato dalla federazione anarchica di Milano, troppo vicina all’anarchismo socialista di un Proudhon, aggiornatissimo - a merito di consiglio altrui- e affascinato dalla nuova estetica francese di Derrida, Baudrillard, Deleuze e Debord, dalla new sociology, dalla new epistemology, dalla neuroestetica/psicoestetica, dalla teologia della liberazione, definitami, nel nostro incontro, da Karol Jòsef Wojtyla una <Otwarta rana na drodze do porażki komunizmu> o <Vulnus apertum in via ad cladem communismi> interrogato da me sul caso Romero, dall’analisi, spietata, delle correnti analitiche ottocentesche italiane (da me riscoperte) e novecentesche anglosassoni col loro metodo analitico, dalle conclusioni di filosofi del diritto sconosciuti al resto dell’Italia come Kelsen, Olivecrona, Ross, Weinberger, MacCormick, Finnis, Rawls, Raz, il nuovo femminismo, Unger, Posner, Luhmann, Dworkin, Habermas, abituato a tenere seminari su teoria dell’argomentazione, teoria della comunicazione e teoria dell’interpretazione (l’attuale è libero arbitrio vs. determinismo in Tommaso d’Aquino, Duns Scoto e Scoto Eriugena) io non sono assolutamente in grado di dare attenzione e rispetto alla <metafisica> moderna di Husserl, Freud ed Heidegger, e in letteratura all’ermetismo di Ungaretti:

<Il mio supplizio è quando non mi credo in armonia>

non significa un cazzo, sono termini senza referente oggettivo, scritti alla luce di una fenomenologia dell’aha-erlebnis (illuminazione) decodificata senza esiti significazionali dall’analisi e decostruiti dall’ironia sovversiva/eversiva di un Derrida (che ha modificato, molto modernamente, la maieutica socratica, fondata su un’ironia educativa). L’ironia deve essere dis-educativa, anti-sociale, sarcastica, feroce. Non sono stato addestrato all’intimismo, avendo rifiutato ogni forma di non-sense filosofico come l’<inconscio>, e ogni forma terapeutica come psicoanalisi e psicoterapia, affidandomi all’auto-analisi e alla psichiatria.

Il neo-ermetismo, fortunatamente, è stato spazzato via dalle neo-avanguardie millenials (inclusa la mia NeoN-Avanguardia). Neo-ermetismo e minimalismo sono stati debellati dalla contro-cultura milanese e dall’Anti-gruppo siciliano.

L’<intimo sé universale> è una fallacia linguistica inaccettabile, essendo io condotto a risolvere, come ho spiegato, l’<intimo>, a rifiutare ogni concetto pseudo/freudiano di <sé>, e sul discorso sull’<universale>, accettata la tesi nominalistica di Roscellino e mediatrice di Abelardo nel medio evo, a certificare il debellamento del termine micidiale in Moore, Russell, Carnap indirizzati a un certo modo di fare metafisica, troppo spesso improntato all’abuso di paroloni (<l’ente>, <l’assoluto>, <l’idea>, l’<universale>) e costrutti oscuri (<il nulla nulleggia>) piuttosto che alla chiarezza e al rigore argomentativo. Il discorso sull’<universale>, anche nell’analitica, si smarrisce nell’ontologia

Ogni individuo che contiene un pezzo di ogni gatto è più grande di
un individuo che contiene un pezzo di ogni cane [Quine e Goodman],

le soluzioni sono infinite e i discorsi complessissimi, fatti da deduzioni, contro-deduzioni, contro-contro-deduzioni, fattuali, contro-fattuali, espressi da Williams, Frege, Russell, Strawson, Bergmann, Armstrong, Mellor, Goodman, Quine, la distinzione <types>/<token>, Sellars, e moltissimi altri analitici affascinati dall’ontologia e dalla teoretica (che io da giurista rifuggo come la lebbra). La conclusione comune:

<Tra le varie motivazioni per questo atteggiamento vi era del resto la convinzione che si debba fare a meno degli universali anche in considerazione della mancanza di chiari criteri concernenti le loro condizioni di identità, in particolare le condizioni sotto cui risulta lecito identificare la proprietà corrispondente a un dato predicato f e la proprietà corrispondente a unaltro predicato, y>.

Sticazzi!


Tra <caritas> (con Ratzinger la charitas ha smarrito l’h), somma virtus dell’amore e concetto medioevale e <intelletto>, dal latino classico intellegere, cioè inter-legere, <fare una scelta tra>, tra amare e scegliere non ci vedo nessun nesso, nemmeno teologico. Perchè scegliere dovrebbe essere amare?

Ciao
Ivan

 Teresa Cassani - 14/06/2024 12:32:00 [ leggi altri commenti di Teresa Cassani » ]

Devo dire che mi aspettavo una risposta del genere. Comprendo il suo intento e aggiungo che i toni sinceri, anche se aspri, mi convincono più di mille sdolcinature.
Ritengo che la sua posizione sfidante sia coraggiosa, ma penso che col tempo possa diventare pesante da sostenere.
In fondo, i versi di Ungaretti (so che lo ritiene un poeta superato), "Il mio supplizio è quando non mi credo in armonia", possono rappresentare una verità accomunante.
Capisco che questi toni prevalentemente accusatori, spesso veementi e sarcastici, vadano a informare un deflagrante caso letterario, ma, a mio modesto parere, perché possano risultare efficaci e oggetto di larga adesione dovrebbero alternarsi a componimenti improntati all’intimismo e ai sentimenti più nobili.
Perciò, la denuncia di ciò che deve essere denunciato, e con l’uso di forme finite rispondenti ai tempi nuovi, si accompagnerebbe all’esplicitazione del proprio intimo sé universale, capace di stabilire relazione cioè comunicazione, considerando che l’intelligenza è anche charitas.
A onor del vero, però, devo dire che non ho ancora letto tutte le sue poesie, sono davvero tante, e forse molto mi è sfuggito.
Le auguro una buona continuazione.

 Ivan Pozzoni - 14/06/2024 01:08:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

La tematica amorosa è stato l’elemento dell’esordio, come accade in tutti i <dilettanti>. Fortunatamente, dopo avere letto l’estetica francese, che irrideva Prevert e acquisiva la dimensione eversivo/sovversiva, ironica, sarcastica in letteratura, mi sono buttato sull’invettiva, annichilendo la dimensione dolce dei miei versi a colpi di kalashnikov. Lì sono stato notato dalla critica letteraria.

Io non sono adatto ad esprimere dolcezza verso il finto lettore, nel momento in cui ogni <pubblico> si è trasformato in <privato>. Ogni forma di <comunità> si è dissolta, si è estesa a tutti la c.d. vita trendy, e il mio compito è stato di lanciare missili Katiuscia, in versi, sulle masse ignoranti. Credo che il tema principe - in un determinato momento storico- abbia dovuto essere categoricamente la ferocia invettiva, con la dolcezza destinata solamente a chi si ama. E il mio compito è stato di aprire la strada a una nuova generazione di <poeti> che non è riuscita a farsi avanti. L’inutile sacrificio del <gustatore>.

 Teresa Cassani - 14/06/2024 00:05:00 [ leggi altri commenti di Teresa Cassani » ]

No. Ho voluto farmi un’idea più precisa risalendo alle prime pubblicazioni. Ho constatato che fortunatamente (per lei)della sua copiosa produzione fanno parte anche testi ispirati alla tematica amorosa. La consiglierei, se posso, di stemperare i toni provocatori e dissacranti e di cedere un po’ di più al tema principe, motore di ogni cosa. Raddolcirebbe l’animo di tutti e anche il suo.

 Ivan Pozzoni - 13/06/2024 21:38:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Cara Teresa,
non ti starai innamorando di me?
Leggi i versi che scrivevo nel 2000, millennium back, a 24 anni.
Si, bene, ho inteso: adori amore, rabbia ed anarchia.

Però, c’erano i prodromi della mia futura grandezza:

Non so come,
ma, vorrei essere rabdomante
che conosca ciascun centimetro della tua pelle,
per saper scovare, in ogni istante,
dove il tuo stupido cuore
stia spruzzando gocce di fragola, e di spumante.

Non è male, nel ritmo, nella rima. Però un critico la definirebbe tassativamente una cazzata.


















 Teresa Cassani - 13/06/2024 21:17:00 [ leggi altri commenti di Teresa Cassani » ]

Molto bella! Potente, aspra, interpellante, vitale.