LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Alessandro Vetuli
|
||||||
“ Vorrei essere un frate silenzioso che va con i suoi sandali di corda sotto gli archi di un chiostro e attinge acqua all’antica vera del pozzo e disseta le lavande e le rose ” ANTONIA POZZI I. Pasturo è un artiglio di pietra Dove brillano i cocci dell’erba Che hai rotto , E profumano le zolle sfigurate Dal pianto. Ma tu sei ancora bella come un frate francescano E metti le tue parole una vicina all’altra Negli spazi vuoti del cielo Come mattoni tenuti insieme dalla calce della rinuncia Non perdono più sangue i tuoi piedi nudi Perché anche la terra ti ha rivelato le sue piaghe E tu le hai baciate , perché il disamore e il rancore ormai Le sentivi dentro la carne. Dove vedesti “ Per la prima volta volar nel sereno l’allodola ” Ora la poesia siede come un fratello Vestito solo di stoffa di sacco Fissando i denti rotti della corona di roccia che indossò solo un re crocefisso Ma la tua voce ora è dischiusa , e quando ti chini per bere al ruscello nella mani ritrovi acqua e fango Mentre l’amore incrocia il tuo sguardo… Lo sguardo che ti ha uccisa , lo sguardo che ti ha salvata. II. Le montagne sono i rilievi aguzzi del perdono Affilato come una piuma che non può ferire Ma può solo esser ferita. Spingono i tuoi talloni resistenti come felci Nella scalata aspra , nella non accettazione d’un male Che è frumento d’ombra , patiboli preparati all’alba O una ragazza esanime sul prato brinato A scivolare in silenzio nella propria deriva , esplorazione d’una poesia che non verrà mai più scritta. Con la bocca impastata di polvere Rimescolavi le sillabe , caramelle che erano sassi Ma che la tua anima d’adolescente Non poteva fare a meno di chiedere Le rocce adesso Rivelano un lungo selciato di vento Dove solo chi è sensibile Può vedere le orme della comprensione E del divino E solo chi vive raccolto nella poesia Può ancora ascoltare quella parola impronunciata Rimasta in un paio di labbra gelide Chiamata Antonia. |
|