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al testo proposto da Loredana Savelli
Accanto a un bicchiere di vino
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Con uno sguardo mi ha resa più bella, e io questa bellezza l'ho fatta mia. Felice, ho inghiottito una stella. Ho lasciato che mi immaginasse a somiglianza del mio riflesso nei suoi occhi. Io ballo, io ballo nel battito di ali improvvise. Il tavolo è tavolo, il vino è vino nel bicchiere che è un bicchiere e sta lì dritto sul tavolo. Io invece sono immaginaria, incredibilmente immaginaria, immaginaria fino al midollo. Gli parlo di tutto ciò che vuole: delle formiche morenti d'amore sotto la costellazione del soffione. Gli giuro che una rosa bianca, se viene spruzzata di vino, canta. Mi metto a ridere, inclino il capo con prudenza, come per controllare un'invenzione. E ballo, ballo nella pelle stupita, nell'abbraccio che mi crea. Eva dalla costola, Venere dall'onda, Minerva dalla testa di Giove erano più reali. Quando lui non mi guarda, cerco la mia immagine sul muro. E vedo solo un chiodo, senza il quadro.
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Laura Costantini
- 28/04/2015 10:54:00
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mi scuote profondamente. non vedo passività, vedo una scelta consapevole di totale abbandono, di lasciarsi abitare. il chiodo è senza quadro, perché non cè cornicie che contenga limmaginario. questo tu inoltre non è necessariamente un uomo, può essere il proprio "spirito libero e creatore, dionisiaco.
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Franco Bonvini
- 28/04/2015 10:35:00
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Cè una parola che brilla al terzo rigo :"Felice"
"Chi non conosce lamore felice dica pure che in nessun luogo esiste lamore felice. Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire." (sempre Szymborska)
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Maria Musik
- 28/05/2011 11:29:00
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Bellissima poesia ma mi ha fatto storcere un po il naso (specie la chiusa). Questo modo di sentirsi e percepirsi, tipicamente femminile, solo se un amato "lui" ci "guarda" é una piaga dellio. Abbiamo lottato e siamo cresciute nel tentativo di raggiungere un autoriconoscimento che ci restituisse dignità e ruolo e ci permettesse di pretendere di essere riconosciute. Credo che se, anche a denti stretti, rimaniamo aggrappate alla coscienza della compiutezza del "capolavoro" che ognuna di noi, che ogni essere umano, è (in fieri o, già, compiutamente) anche laltro ci riconoscerà e vedrà la nostra bellezza. Questo essere immaginario, che esiste solo per compiacere lessere amato è commovente e "romantico" ma mi induce unimmensa pena. E come non potrebbe... un chiodo senza quadro... un segno sul muro ad indicare quale è il mio posto che resta vuoto perchè non esisto! No grazie, io passo: voglio un amore per cui danzare e narrare storie ma che mi lasci esistere in sua assenza.
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Giuseppe Terracciano
- 28/05/2011 09:08:00
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Carina ed interessante.
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