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L’Affare Moro

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(Scritto dopo la lettura di un articolo su Repubblica di venerdì 19/6/98)

 

Una coscienza - sociale - piccola piccola (nel senso di non possedere particolari contenuti di conoscenza su cui fondare proprie visioni delle cose che accadono nel c.d. sociale - per es. in politica).

Improvvisa illuminazione sui retroscena di un dramma collettivo. Affare Moro: ‘comprensione’ delle possibili ragioni dei Brigatisti per tacere su (probabili?) corresponsabilità di Servizi c.d. ‘deviati’, o comunque di centri di potere oscuri che l’Italia sembra aver sempre alimentato nel seno stesso delle sue istituzioni pubbliche.

Cossiga (sospettato di appartenenza massonica, allora Ministro degli Interni) giura e spergiura sulla lealtà della lotta di Andreotti per lo Stato contro la Mafia (ritengo che pochi in Italia ci credano veramente).

Scalfaro, eterno DC (ma a mio avviso la sua connivenza con gli strapotenti di sempre potrebbe essersi limitata, come quella di molti altri, alla non denuncia di quanto sapeva o almeno intuiva), potrebbe benissimo oggi (da Capo dello Stato di un Paese che imprevedibilmente sembrerebbe essersi liberato di una delle tante piovre con cui ha imparato a convivere da secoli) aver deciso che occorra e che si possa fare di più per impedire che gli stessi burattinai  di un tempo riprendono in mano le leve che fanno muovere la baracca.

I Brigatisti: la grande incognita dell’equazione. Fin qui. Perché avrebbero taciuto su responsabilità altrui? Perché non far sapere alla “società civile” - ancora restia a un atto di c.d. clemenza verso una devianza politica sostenuta da un forte contenuto ideologico - di cui essa, peraltro, ha imparato nel frattempo a parlare con rispetto - che altri ben più responsabili hanno approfittato della loro carica ideologica per fini molto più ignobili (se non altro perché da loro stessi ritenuti non confessabili) ? Si sarebbe trattato di portare allo scoperto tutto il marcio in cui si muoveva il Gotha del Potere in carica (DC/PS), impedendo la sua ri-organizzazione - oggi già in avanzato stato di attuazione. Perché dunque? Scalfaro - che è pur sempre un raffinato prodotto di una raffinata fonderia politica - improvvisamente lo ha spifferato in modo chiarissimo per chi sappia e voglia intendere, ma facendo passare la rivelazione come semplice ipotesi, o inferenza - quello che si usa definire un teorema : non vedo nei Brigatisti (tutti ormai noti) quei giganti capaci di ordire e gestire in tutte le sue fasi un disegno strategico della portata di quello che ha travolto la scomoda (soprattutto per i suoi stessi correligionari politici) esistenza dell’On. Aldo Moro.

E’ la risposta che non sapevo darmi. Di colpo tutto mi appare chiaro. I vari Moretti, Faranda e Co., non hanno neanche oggi la statura morale (direi culturale, che per me è quasi la stessa cosa) necessaria per ammettere di non essere mai stati quegli eroi puri e sconfitti di una tragedia degna della compassione degli stessi dei.

Gli auto-inganni sono i più difficili da smascherare. E gli auto-miti rivelano la pochezza immaginativa dell’Io.

L’ego-collettivo brigatista si tiene insieme sull’autoinganno irrinunciabile di essere stati strumenti di un destino crudele, anziché marionette nelle mani di qualche ignobile burattinaio, che essi si erano illusi di poter usare per la vittoria della loro causa. E ora sono costretti a coprire il nemico più infido della loro stessa visione politica per non dover scoprire l’insipienza retorica di tutta la sceneggiatura che hanno messo in atto - senza avvedersene - a puro vantaggio altrui. E, impassibili burattini cui qualcuno ha reciso tutti i fili, stanno a osservare impotenti come quegli avanza sulla scena che essi credevano di rifondare.

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