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Siamo ogni capello che abbiamo perso

ogni occasione che volemmo ignorare

ogni donna che abbiamo lasciato

ogni donna che ci ha fatto disperare.

 

Siamo la partita che non giocammo

quella che non ci fecero giocare

un pomeriggio senza nostro padre

e un paese straniero senza nostra madre.

 

Siamo il vuoto lasciato

dalla donna della nostra vita

ogni volta che reclama il nostro

immutato stupore

siamo tutto l'amore

che non ci è toccato

tutte le carezze che non abbiamo dato.

 

Siamo tutti i libri che comprammo

e non abbiamo letto – rassegnati ostaggi

della nostra ignoranza – siamo il libro

che non abbiamo scritto;

siamo il silenzio della nostra stanza

e l'impotenza di dire "ti amo"

siamo quello che non sappiamo

siamo tutto ma tutto quello che non siamo;

una primavera che non riesce a fiorire perché

anche l'inverno ha diritto di non voler morire.

 

Siamo i morti che non abbiamo pianto

e i vivi che non ci sono accanto

la morte che non ci toccò

ed anche quella che ci mancò

siamo ciò che abbiamo dimenticato

quello che in sogno abbiamo ricordato

e tutto quello che non ci fu rivelato;

siamo il vuoto in cui piombiamo

quando siamo pieni e non ce ne

ricordiamo che alla fine.

 

Siamo il pieno che non riconosce le rose

e le mangia con tutte le spine; siamo più di uno

siamo al minimo due cose, siamo sangue

che incontra il sangue di qualcuno e ne diffida

siamo la corrida di quei fiumi che dicono

una storia di cifre che non si combinano

sempre bene; siamo rincorsi da colui

che dicono divida, si metta per traverso.

 

Siamo in un verso di questi metri sfilacciati

siamo quelli che persero il pelo e presero il vizio

siamo più di una cosa e ciò sarebbe buono

se più di una cosa facesse almeno un uomo.

 

 

                                                              (2000)


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