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al testo proposto da Loredana Savelli
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Quaeris, quot mihi basiationes
tuae, Lesbia, sint satis superque. Quam magnus numerus Libyssae arenae lasarpiciferis iacet Cyrenis, oraclum Iovis inter aestuosi et Batti veteris sacrum sepulcrum aut quam sidera multa, cum tacet nox, furtivos hominum vident amores: tam te basia multa basiare versano satis et super Catullo est, quae nec pernumerare curiosi possint nec mala fascinare lingua. * Tu chiedi, Lesbia, quanti baci tuoi per me siano abbastanza e troppi. Quanti sono i granelli di sabbia sulle spiagge di Libia, ove nel silfio sorge Cirene fra l'assolato oracolo di Giove e la sacra tomba dell'antico Batto, o quante le infinite stelle, nella silente notte, spiano degli uomini gli amori segreti, di tanti baci tu baciare devi perché per l'invasato Catullo siano abbastanza e troppi, e che ai guardoni non sia lecito contarli e lanciare malefici male lingue. (traduzione di Tiziano Rizzo, "Le poesie", edizioni Club del Libro Fratelli Melita, Newton Compton, 1977, pag. 27) |
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