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Tu chiedi, Lesbia, quanti baci tuoi

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Quaeris, quot mihi basiationes
tuae, Lesbia, sint satis superque.
Quam magnus numerus Libyssae arenae
lasarpiciferis iacet Cyrenis,
oraclum Iovis inter aestuosi
et Batti veteris sacrum sepulcrum
aut quam sidera multa, cum tacet nox,
furtivos hominum vident amores:
tam te basia multa basiare
versano satis et super Catullo est,
quae nec pernumerare curiosi
possint nec mala fascinare lingua.

*

Tu chiedi, Lesbia, quanti baci tuoi
per me siano abbastanza e troppi.
Quanti sono i granelli di sabbia sulle spiagge
di Libia, ove nel silfio sorge Cirene
fra l'assolato oracolo di Giove
e la sacra tomba dell'antico Batto,
o quante le infinite stelle, nella silente notte,
spiano degli uomini gli amori segreti,
di tanti baci tu baciare devi
perché per l'invasato Catullo siano abbastanza e troppi,
e che ai guardoni non sia lecito contarli
e lanciare malefici male lingue.



(traduzione di Tiziano Rizzo, "Le poesie", edizioni Club del Libro Fratelli Melita, Newton Compton, 1977, pag. 27)

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