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Ges Cristo: quanti misteri

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Da un attento esame dei Vangeli della tradizione, solo Luca e Matteo parlano della nascita di Gesù. E lo fanno in modo opposto. Marco e Giovanni – invece – cominciano il loro racconto dal Battesimo sul fiume Giordano.

Ma vediamo le differenze tra Matteo e Luca. Differenze che sono state portate alla luce da esperti “evangelisti”.

1. Matteo, prima della nascita di Gesù, fa abitare Giuseppe e Maria a Betlemme, mentre Luca li fa abitare a Nazareth.
2. Matteo fa nascere Gesù nella sua casa di Betlemme, mentre Luca, pur facendolo nascere sempre a Betlemme, colloca il parto di Maria in un rifugio occasionale: una stalla.
3. Matteo fa arrivare i Magi dall'oriente per adorare Gesù, mentre Luca non parla di Magi, bensì descrive l'adorazione dei pastori.
4. Matteo parla della persecuzione del bambino da parte di Erode, che avrebbe costretto la famiglia a fuggire per rifugiarsi in Egitto, mentre Luca non fa cenno a tutto questo: il suo clima è sereno e il bimbo viene presentato al tempio senza timore che Erode possa trovarlo, nemmeno si parla di alcuna fuga in Egitto.
5. Matteo fa nascere Gesù al tempo di re Erode il Grande, cioè non oltre il 4 avanti Cristo, mentre Luca fa nascere Gesù durante il censimento della Palestina che il governatore della Siria Quirinio supervisionò nel 7 dopo Cristo: 11 anni dopo!
6. Matteo fa andare per la prima volta a Nazareth la famiglia betlemita, in occasione del ritorno dall'esilio in Egitto, mentre Luca, pochi giorni dopo la nascita di Gesù, fa tornare la famiglia al paese di Nazareth, dove già abitava sin da prima che Gesù nascesse.
7. Matteo e Luca propongono due alberi genealogici completamente diversi, già a partire dal padre di Giuseppe (nonno di Gesù) le genealogie divergono completamente fino al re Davide (che visse mille anni prima).
Come spiegare queste differenze?
Ma le differenze non si fermano qui! Nel libro “Cristo: una vicenda storica da riscoprire” di David Donnini, nei paragrafi 4.3.1 e 4.3.2 ci parla di un Gesù non figlio unico!
“4.3.1. Il numero dei figli. Il credente comune, davanti all'idea che Gesù avesse dei fratelli carnali, alza innocentemente le spalle: è semplicemente impossibile. Infatti Maria ha partorito una volta sola, ed ha miracolosamente conservato la sua verginità. Può darsi che i cosiddetti fratelli siano fratellastri, cugini, parenti stretti, ma non comunque fratelli nel senso in cui noi intendiamo tale espressione. Tutto ciò a dispetto della vasta costellazione di testimonianze in cui si parla insistentemente dei fratelli di Gesù, tanto nel Nuovo Testamento come fuori di esso. Addirittura un passo di Eusebio di Cesarea parla di un certo Giuda...
"...che era fratello carnale del Salvatore..." (Eusebio di Cesarea, Hist. Eccl., III, 19).
Perché l'evangelista Luca, parlando della nascita di Gesù a Betlemme, lo avrebbe definito esplicitamente primogenito?
"Ora mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo" (Lc 2, 6-7).
Anche il testo di Matteo porta la definizione "primogenito" ma, in verità, non ci è dato di poterla leggere comunemente, perché i traduttori, molto disturbati da questa parola, la hanno eliminata. Infatti i testi antichi del Vangelo di Matteo così recitano:
"...peperit filium suum primogenitum (= partorì il suo figlio primogenito)" (Novum Testamentum Graece et Latine, Ist. Bibl. Pont., Roma 1933, Secundum Matthaeum 1, 25).
Volendo essere precisi dobbiamo riconoscere che il testo di Matteo, nel passo in questione, è stato censurato non solo per quanto riguarda la parola primogenito, ma in una intera frase che porta implicazioni pesanti; questa è la versione latina completa:
"Et non cognoscebat eam donec peperit filium suum primogenitum: et vocavit nomen eius Iesum" (idem);
mentre questa è la versione greca completa:
"kai oik eginosken auten eos oi eteken ton uion auton ton prototokon kai ekalesen to onoma autou Iesoun" (Idem).
La traduzione corretta è:
"E non la conobbe [nel senso biblico di non ebbe con lei rapporto coniugale] finché ella non ebbe partorito il suo figlio primogenito, e gli dette nome Gesù".
Ciò che leggiamo oggi, invece, appare così:
"...la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù" (Vangelo e Atti degli Apostoli, versione ufficiale della CEI, Ed. Paoline, Roma, 1982).
E' chiaro che i tagli e le modifiche non sono casuali. Che cosa hanno fatto i traduttori? Innanzitutto hanno arbitrariamente deciso che Giuseppe non ha mai avuto rapporti coniugali con Maria, e non semplicemente finché ella non ebbe partorito Gesù; inoltre hanno deciso che il termine "primogenito" era del tutto superfluo, dal momento che di sicuro non esistevano altri figli. Allora, se noi osserviamo una sofisticazione del testo in tal senso, siamo ragionevolmente autorizzati a pensare che potrebbe essere vero il contrario: Giuseppe avrebbe avuto rapporti coniugali con Maria e avrebbe generato con lei numerosi figli. “
Ed ecco l’altro paragrafo:
“4.3.2. I fratelli di Cristo. Vediamo le testimonianze più comuni in cui si parla dei fratelli di Gesù. Soltanto nei Vangeli abbiamo le seguenti:
1. "Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano»" (Mc 3, 31-32).
2. "Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre ed i tuoi fratelli che vogliono parlarti»" (Mt 7, 46-47).
3. "Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla: Gli fu annunciato: «Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti»" (Lc 8, 19- 20).
4. "Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?" (Mc 6, 3).
5. "Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi?" (Mt 13, 55).
6. "Dopo questo fatto, discese a Cafàrnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni." (Gv 2,12).
7. "Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne; i suoi fratelli gli dissero: «Parti di qui e và nella Giudea perchè anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu fai..." (Gv 7, 2).
8. "Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui" (At 1, 14).
9. "Solo tre anni dopo andai a Gerusalemme per conoscere Pietro e non vidi nessuno degli altri apostoli, ad eccezione di Giacomo, il fratello del Signore..." (Gal 1, 18-19).
Poi abbiamo le citazioni extratestamentarie:
10. "Poi egli comparve a Giacomo, uno dei fratelli del Salvatore" (Eus. di Cesarea, Hist. Eccl. I, 12, 5).
11. "In quel tempo Giacomo, fratello del Signore, poiché anch'egli era chiamato figlio di Giuseppe, e Giuseppe era padre del Cristo..." (Idem II, 1, 2).
12. "Giacomo, fratello del Signore, succedette all'amministrazione della Chiesa insieme con gli apostoli..." (Ivi II, 23, 4).
13. "Della famiglia del Signore rimanevano ancora i nipoti di Giuda, detto fratello suo secondo la carne, i quali furono denunciati come appartenenti alla stirpe di Davide" (Ivi III, 20, 1).
14. "...convocò una sessione del Sinedrio e vi fece comparire il fratello di Gesù detto Cristo che si chiamava Giacomo" (Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche, XX, 200).
Non mancano certo le testimonianze! Ad una di esse, in particolare, vogliamo fare riferimento, alla penultima che abbiamo riportato: in essa Eusebio parla di una persecuzione che Domiziano (imperatore dal 81 al 96 d.C.) avrebbe effettuato nei confronti dei discendenti di Davide, "poiché anch'egli, come Erode, temeva la venuta di Cristo" (Eus. di Cesarea, Hist. Eccl., III, 20, 1). Nel corso di questa persecuzione furono condotti, come prigionieri, al cospetto dell'imperatore, alcuni componenti della famiglia di Gesù: i nipoti di Giuda (detto fratello suo secondo la carne), i quali erano accusati di attività sovversive come discendenti della stirpe regale di Israele, cioè come combattenti messianisti. Il passo è estremamente significativo, non solo perché testimonia l'esistenza di fratelli e nipoti di Cristo, ma perchè denuncia l'esplicito coinvolgimento dei componenti di questa famiglia nella lotta messianica, così come si sta evidenziando nelle varie fasi del nostro lavoro di indagine.
Insomma, non solo i fratelli di Cristo erano personaggi da censurare perché avrebbero messo in discussione il presupposto della verginità di Maria, ma anche perché, visto il loro ruolo nella lotta jahvista, avrebbero offerto una pericolosa connessione fra Cristo e le sette esseno-zelote. Ed ecco che i famosi fratelli di cui tanto si parla vengono talvolta considerati come cugini, ovverosia come figli di una sorella di Maria, anch'essa di nome Maria, detta "di Cleofa". A sostegno di questa ipotesi si avanza il fatto che nella lingua aramaica esisteva un solo termine per indicare i fratelli ed i cugini, ma la spiegazione non regge: il testo originale dei Vangeli non è aramaico, ma greco; il termine usato è adelfos, che significa inequivocabilmente fratello e non cugino.

Altre volte, invece, si dice che i fratelli erano figli che Giuseppe avrebbe avuto da un suo precedente matrimonio, ma questo dimostra che la dottrina neocristiana non sa come stiano le cose: cerca, semplicemente, una spiegazione che le faccia comodo. Questa precedente moglie di Giuseppe non poteva certo essere la cosiddetta Maria di Cleofa, sorella della madre di Gesù, sempre viva e vegeta ai tempi in cui è ambientato il racconto evangelico. Come numerosi altri personaggi, la donna ha qualcosa di misterioso. Che significa, infatti, "di Cleofa"? Moglie, o figlia di Cleofa?

Innanzitutto possiamo notare che il termine Cleofa è la forma italianizzata del nome Kleofas, versione greca dell'egizio Cleopatra, il quale ci è noto come nome femminile, piuttosto che maschile. C'è da dire che se Maria e Cleofa fossero, rispettivamente, la madre e il padre dei cugini di Cristo, come mai questi sono stati definiti, a volte, figli di un certo Alfeo? E' il caso, per esempio, di Giacomo il minore, detto Giacomo di Alfeo e, naturalmente, anche del fratello di costui: Giuda detto Taddeo. Insomma, secondo l'interpretazione tradizionale, Maria e Cleofa (o Alfeo), sarebbero i genitori di quei Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda, e anche delle sorelle, che troviamo nominati nelle precedenti citazioni. Maria di Cleofa è fatta comparire dai Vangeli sinottici ai piedi della croce, durante l'agonia del Cristo, con la definizione Maria di Giacomo e di Giuseppe nella quale, evidentemente, è sottinteso il termine madre. E' strano, perché secondo i tre sinottici la madre di Gesù non ci sarebbe stata o, almeno, non è nominata nell'elenco delle tre famose pie donne che avrebbero presenziato ai momenti fondamentali della passione: la crocifissione, la deposizione, la sepoltura e la scoperta del sepolcro vuoto. I Vangeli non sono d'accordo sulle identità di queste tre donne. Per Marco e per Matteo sarebbero la Maria di cui stiamo parlando, Maria Maddalena e Salomè, madre dei figli di Zebedeo; per Luca sarebbero la Maria di cui stiamo parlando, Maria Maddalena e Giovanna, la moglie di Chuza, il sovrintendente di palazzo di Erode; per il quarto evangelista sarebbero Maria la Madre di Gesù, Maria di Cleofa, definita sorella di sua madre, e Maria Maddalena. L'unico personaggio su cui sono tutti d'accordo è quest'ultimo, Maria Maddalena, e su lei non abbiamo dubbi. E' sulla madre che c'è confusione. E' fin troppo evidente che gli evangelisti hanno giocato sulla identità di costei perché, di fatto, c'è qualcosa che non si doveva sapere: laddove compare solo la presunta zia di Cristo (Maria di Cleofa) il terzo posto è occupato da Salomè o da Giovanna, mentre dove compaiono sia la zia sia la madre (nel quarto Vangelo), non c'è un terzo posto da occupare pertanto Salomè e Giovanna non sono nominate.
La soluzione del rebus è semplicissima: infatti non è vero che la madre di Cristo mancasse nella drammatica circostanza, come si dovrebbe dedurre dai Vangeli sinottici; la madre c'era ed era proprio quella che si definisce madre di Giacomo e di Giuseppe, in quanto, essendo costoro i fratelli di Cristo, la donna era madre tanto dell'uno quanto degli altri. E' solo il quarto Vangelo che si permette di sdoppiare esplicitamente il personaggio in due, facendo così comparire fianco a fianco le due presunte sorelle con lo stesso nome.

Non ci si meravigli se si parla di sdoppiamento di persona, è un meccanismo messo in opera altre volte nel corso della redazione evangelica, che riguarda numerosi fra i più importanti personaggi. Il quarto Vangelo lo effettua perché il suo redattore, o il revisore, vuole definitivamente risolvere la spinosa questione della donna che c'è ma non c'è ai piedi della croce; con questa soluzione ogni dilemma è superato: la mamma e la zia sono due persone distinte e nessuno può più pensare che i fratelli di Cristo siano veramente i suoi fratelli di sangue. Ma, come tante altre volte, noi abbiamo capito che è vero il contrario: i fratelli di Cristo erano proprio i suoi fratelli di madre e di padre. Quanti erano costoro? In tutto abbiamo potuto raccogliere quattro nomi maschili (Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda) e un numero imprecisato di sorelle anonime (a cui le tarde tradizioni definite apocrife danno i nomi poco attendibili di Assia e Lidia), ma alcuni manoscritti antichi aggiungono un altro nome, Giovanni, del quale non si capisce bene se si affianca a quello di Giuseppe o si sostituisce ad esso (Novum Testamentum Graece et Latine, Merck, Ist. Bibl. Pont., Roma 1933, pag. 46, nota 55)..... “

Ora fate voi una riflessione. La Chiesa non ha interesse ad aprire un dibattito.



 Franco Fabiano - 29/12/2010 16:55:00 [ leggi altri commenti di Franco Fabiano » ]

I misteri legati alla figura di Gesù non credo possano interferire o, peggio, banalizzare gli insegnamenti ed il messaggio della Sua predicazione. Per il credente, per il cristiano, Egli racchiude in Sè il valore più alto della vita, e la Sua stessa esistenza assume una valenza ed un significato che può essere soltanto accolto, fatto proprio. Egli, in quanto nuovo Adamo - Messia, Redentore, Salvatore - riscatta l’uomo dalla propria condizione e ne trasforma vita terrena e destino escatologico, conferendo alla morte una dimensione di rinascita spirituale. Le apparenti contraddizioni, i chiaroscuri riguardanti la Sua esistenza e gli anni della predicazione (con l’estremo sacrificio di prendere su di Sè le colpe umane) sono sufficienti, per me, per far cogliere agli uomini il Suo altissimo messaggio straordinariamente universale.
Franco Fabiano

 Lorena Turri - 06/09/2010 11:17:00 [ leggi altri commenti di Lorena Turri » ]

Loredana si definisce perplessa, io no. E mi spiego parlando da persona assolutamente ignorante di questioni storico-teologiche.
Innanzitutto credo che l’unica fonte analizzabile possano essere soltanto i manoscritti originali dai quali solo un lavoro oggettivo di esperti potrebbe rinvenire la verità storica dei fatti. Va però anche tenuto conto della tradizione orale che sicuramente ha preceduto quella scritta. E, si sa, che nella diffusione orale, un fatto subisce col tempo delle aberrazioni.
Da ciò che leggo nelle citazioni da te riportate, non mi pare che sia messa in dubbio la verginità di Maria in quanto risulta che Maria concepì e partorì Gesù in stato di purezza e soltanto dopo "conobbe" il suo sposo Giuseppe con il quale, come è normale fra due sposi, ebbe altri figli. La verginità di Maria in quanto madre di Gesù (non degli altri eventuali)rimane confermata.
Poichè i Vangeli hanno come scopo la diffusione della Parola di Gesù e delle sue Azioni, ogni altro fatto correlato alla sua famiglia non mi sembra rilevante a tal fine.
Come persona credente mi è sufficiente sapere che il Verbo si fece Carne e lo fece con un atto straordiario (extra-ordinario), vale a dire con un concepimento e un parto in stato di verginità a dimostrazione della sua Onnipotenza.
Il fatto stesso che non si abbiano notizie certe o si abbiamo un po’ confuse dei presunti fratelli e sorelle di Gesù, confermerebbe "l’inutilità" di conoscere questi dati.
Voglio solo aggiungere, per quanto riguarda la questione Cleofa-Alfeo
che il nome Alfeo, è contenuto in forma anagrammata nel nome Cleofa con la perdita della lettera iniziale e quindi potrebbero esserci state delle modifiche in sede di trascrizione o per cattiva interpretazione grafica,o per semplice errore (una sorta di "dislessia") o per altre cause magari inerenti a un deterioramento del manoscritto.

 Loredana Savelli - 05/09/2010 19:59:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Sono perplessa. La risposta, se c’è, è su un piano altamente teologico.
Al credente "basic" la questione può sembrare pretestuosa.
Così mi pare di poter affermare, ma il mio è un punto di vista "cieco".

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