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al testo proposto da Loredana Savelli
S, ancora la neve
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"Ti piace essere venuto a questo mondo?" Bamb.: Sì, perché c'è la STANDA".
Che sarà della neve che sarà di noi? Una curva sul ghiaccio e poi e poi... ma i pini, i pini tutti uscenti alla neve, e fin l'ultima età circondata da pini. Sic et simpliciter? E perché si è - il mondo pinoso il mondo nevoso - perché si è fatto bambucci-ucci, odore di cristianucci, perché si è fatto noi, roba per noi? E questo valere in persona ed ex-persona un solo possibile ed ex-possibile? Hölderlin: "siamo un segno senza significato": ma dove le due serie entrano in contatto? Ma è vero? E che sarà di noi? E tu perché, perché tu? E perché e che fanno i grandi oggetti e tutte le cose-cause e il radiante e il radioso? Il nucleo stellare là in fondo alla curva di ghiaccio, versi inventive calligrammi ricchezze, sì, ma che sarà della neve dei pini di quello che non sta e sta là, in fondo? Non c'è noi eppure la neve si affisa a noi e quello che scotta e l'immancabilmente evaso o morto evasa o morta. Buona neve, buone ombre, glissate glissate. Ma c'è chi non si stanca di riavviticchiarsi graffignare sgranocchiare solleticare, di scoiattolizzare le scene che abbiamo pronte, non si stanca di riassestarsi - l'ho, sempre, molto, saputo - al luogo al bello al bel modulo a cieli arcaici aciduli come slambròt cimbrici al seminato d'immagini all'ingorgo di tenebrelle e stelle edelweiss al tutto ch'è tutto bianco tutto nobile: e la volpazza di gran coda e l'autobus quello rosso sul campo nevato. Biancaneve biancosole biancume del mio vecchio io. Ma presto i bambucci-ucci vanno al grande magazzino - ai piedi della grande selva - dove c'è pappa bonissima e a maraviglia per voi bimbi bambi con diritto e programma di pappa, per tutti ferocemente tutti, voi (sniff sniff gran gnam yum yum slurp slurp: perché sempre si continui l'"umbra fuimus fumo e fumetto"): ma qui ahi colorini più o meno truffaldini plasmon nipiol auxol lustrine e figurine più o meno truffaldine: meglio là, sottomano nevata sottofelce nevata... O luna, ormai, e perfino magnolia e perfino cometa di neve in afflusso, la neve. Ma che sarà di noi? Che sarà della neve, del giardino, che sarà del libero arbitrio e del destino e di chi ha perso nella neve il cammino (e la neve saliva saliva - e lei moriva)? E che si dice là nella vita? E che messaggi ha la fonte di messaggi? Ed esiste la fonte, o non sono che io-tu-questi-quaggiù questi cloffete clocchete ch ch più che incomunicante scomunicato tutti scomunicati? Eppure negli alti livelli sopra il coma e il semicoma e il limine si brusisce e si ronza e si cicala-ciàcola - ancora - per una minima e semiminima biscroma semibiscroma nanobiscroma cose e cosine scienze lingue e profezie cronaca bianca nera azzurra di stimoli anime e dèi, libido e cupìdo e la loro prestidigitazione finissima; è così, scoiattoli afrori e fiordineve in frescura e "acqua che devia si dispera si scioglie s'allontana" oltre il grande magazzino ai piedi della selva dove i bambucci piluccano zizzole... E le falci e le mezzelune e i martelli e le croci e i designs-disegni e la nube filata di zucchero che alla psiche ne vie? E la tradizione tramanda tramanda fa passamano? E l'avanguardia ha trovato, ha trovato? E dove il fru-fruire dei fruitori nel truogolo nel buio bugliolo nel disincanto, dove, invece, l'entusiasmo l'empireirsi l'incanto? Che si dice lassù nella vita, là da quelle parti là in parte; che si cova si sbuccia si spampana in quel poco in quel fioco dentro la nocciolina dentro la mandorletta? E i mille dentini che la minano? E il pino. E i pini-ini-ini per profili e profili mai scissi mai cuciti ini-ini a fianco davanti dietro l'eterno l'esterno l'interno (il paesaggio) dietro davanti da tutti i lati, i pini come stanno, stanno bene?
Detto alla neve: "Non mi abbandonerai mai, vero?"
E una pinzetta, ora, una graffetta.
(da "La Beltà", in "Poeti italiani del secondo Novecento" a cura di Maurizio Cucchi e Stefano Giovanardi, i Meridiani Mondadori, 1996)
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