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Che chiave alla sua volta

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Ognuno folgorato nell'attimo suo -

quando risplende nel centro della gola

la parola impronunciata - si muove

non sapendo ancora quale effige

o calco o suono o nuovo silenzio

sgorgherà dallo zampillo della mente

che nel cuore arriva lumeggiando -

e attende.

Contrae lo sguardo che poi dipana

sciolto su contrade al vento estese,

e come abbacinato nell'istante che lo sceglie -

finalmente libero dal muto corpo a corpo

che lo rispecchiava in mille rifrangenze,

si dà al piacere che genera la Fonte -

muta parola che è chiave alla sua volta.

 

 

 

 

 Giorgio Cornelio - 25/01/2012 19:42:00 [ leggi altri commenti di Giorgio Cornelio » ]

P.s : vorrei scusarmi per gli errori(orrori?) presenti nel precedente commento,che sono una pugnalata verso l’incantevole bellezza della lingua italiana(oggi cosi’ poco apprezzata). L’ipad purtroppo ha il vizio di correggere automaticamente parole che lui ritiene sbagliate( la macchina che detiene il potere,kubrick profetico che sorride)....come bellezza corretto in belezza, contrastanti in contrastano ecc....
Herrare umanum est....ma non solo(p.s. 2 ...di nuovo grazie per il commento di risposta in un caldo invito)

 Giorgio Cornelio - 25/01/2012 15:37:00 [ leggi altri commenti di Giorgio Cornelio » ]

E’ elegante,ma essenziale. Ricercata,ma naturale e vera. E’ quasi come accostare sensazioni diverse,tra loro contrastano(oserei definirlo,seppur in diverso contesto,un ossimoro). Alcuni versi,in particolare,creano una speciale armonia con il lettore,che è raro,e simbolo di grande belezza.

 Franca Alaimo - 23/01/2012 15:18:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

l’e-stasi: cioè lo stare fuori da...in una sospensione che dilata, prima di partorire il verbo, come la mano dell’Annunziata di Antonello da Messina fra il messaggio angelico del Verbo ed il suo concepirlo; in quel momento si compie il miracolo, si è davanti la vertigine del nulla che sta per trasformarsi in essere. Deus absconditus e Deus revelatus: la necessità di una creazione incessante. Meglio di così non poteva esser espresso una condizione quasi inesprimibile.

 Nando - 23/01/2012 12:18:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Essere annoverato tra i tuoi amico è per me un onore; ma se io tacessi sull’appellativo di maestro, commetterei un grave torto al tuo grande talento artistico e macchierei la mia coscienza della grave colpa della mistificazione e offenderei la verità: Cristina, maestro no, discente di dura cervìce, questo sì.

Grazie della tua voce poetica.

Buona giornata

 Loredana Savelli - 22/01/2012 18:11:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Che bella: celebra forse un momento di abbandono che ti coglie quasi di sorpresa, vincendo le estreme resistenze della ragione. Mi vengono in mente tanti possibili momenti, tutti in qualche modo coincidenti con una sorta di "nascita" o rinascita, un momento di espansione della coscienza, un’esclamazione: finalmente!
Ciao!!!

 cristina bizzarri - 22/01/2012 18:05:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Mi dispiace, sono costretta a commentarmi per risponderti, appesantendo! Non volevo dirlo, ma la poesia di Lorenzo Mullon, con il suo titolo peraltro molto bello, è stata una sorta di operazione magica, perché il 22 gennaio di tanti anni fa, per me, ha rappresentato davvero quello che lui dice. E forse quello che ho scritto è stata una inconsapevole celebrazione. Non lo sapevo, prima.
Il tuo commento mi incoraggia e mi stupisce per la sua giovane, brillante sapienza.

 Teresa Milioto - 22/01/2012 17:40:00 [ leggi altri commenti di Teresa Milioto » ]

meravigliosa... è un divenir lento, una nascita solenne...
un caro saluto Cristina

 cristina bizzarri - 22/01/2012 16:43:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Sì Nando e Giovanni, è così: come nasce, entra in noi e diventa tutt’uno con noi un’immagine poetica, una piccola o grande illuminazione che è anche catarsi. Ognuno la sua, in quel particolare istante che sembra fuori del tempo.
Vi sento maestri ma anche amici. A presto.

 Giovanni Degli Esposti - 22/01/2012 16:17:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Degli Esposti » ]

"La Fonte" ha infiniti significati per il poeta che la cerca e poi la trova. Mi sembra che tu percorra (e ri-percorra) le infinite circonvoluzioni dell’anima del poeta prima di concedersi all’espressione finale della propria emozione. E quest’ultimo abbandono si riveste della sottile fisicità del piacere, per la parola/verso, come in un tenero amplesso d’etereo amore.

 Nando - 22/01/2012 15:49:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Una bella scrittura, la tua; in una poesia che offre più spunti di riflessione; perciò non basta una lettura dei testi, ma occorre entrare senza fretta, in relazione con essi, "ascoltandoli".
Intanto, un’analogia che m’interpreta il tuo testo(e può darsi io incorra in errore)è il travaglio che conduce la parto. Così per noi, fintantoché l’inesprimibile non trovi la propria visibilità in una "nostra" parola. Fatica, dolore e poi giuoia.

Buona domenica

 cristina bizzarri - 22/01/2012 15:40:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Questo tuo commento mi incoraggia a continuare così, seguendo un itinerario impreciso ma sentito e più personale, che si fida di sé stesso. Grazie Alessandro e buona domenuca.

 Alessandro Mariani - 22/01/2012 13:11:00 [ leggi altri commenti di Alessandro Mariani » ]

Mi è piaciuto molto come hai tolto il nome al soggetto. La parola viene alla luce solo alla fine, dopo un complesso ragionare che tocca vertici quasi folli. E questo modo di esprimersi è molto moderno. Ciao

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