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al testo di Valentina Rosafio
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Negli ultimi rintocchi di un giugno pallido e nostalgico Dread e i suoi occhi lucidi s'allontanano.
Metallica si arrotola la strada nelle uscite buie. Segnali di fumo dai tamburi a suggellare il confine tra nido e volo dissentito. Il giovane rifugio sibila nella pioggia il suono tiepido delle innate grazie e Dread non c’è più e con esso il dolce Jude, il pio Igor e la rude Pascal, il saggio Ratnesh e il pungente Sanah, la straordinaria musica di Iris e Charlène e la famiglia dello strano Rafael: gli zii Carlos, Mary e le loro dispettose bambine Vivian e Lucia, e poi le colline, le strade, la baia, il ponte, il parco dirimpetto allo Spanish Arch, teatro delle mie pause di riflessione e ragione di una pace interiore mai più ritrovata. Lungo la baia i cigni stavano risvegliandosi al sorgere di un nuovo sole mentre Giulia ed io caricavamo le nostre grasse valigie sul pullman e, con gli occhi già pieni di nostalgia, salutavamo Agata invidiandola un tantino per aver deciso di restare ancora un po’ nella deliziosa città di Galway, per mesi meta delle nostre avventure. |
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