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Il ministero dell’amore

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Odio e Amore. Bene e Male. Berlusconi agisce su potenti leve pre-politiche per ottenere consenso Lo scrittore George OrwellNell'universo concentrazionario immaginato da George Orwell in '1984', vi era una istituzione che più di ogni altra 'incuteva un autentico terrore': il ministero dell'Amore. Era l'unico privo di finestre perché nulla doveva trapelare all'esterno. Ai contatti con il mondo provvedeva il ministero della Verità, dove si cancellava la memoria delle notizie sgradite e se ne confezionavano di verosimilmente false. Solo il partito poteva decretare quando il vero era falso, e il falso vero.
Tutto questo suona familiare nel paese di Berluscandia. Non è vero il ritardo degli apparatniki pidiellini nel presentare le liste, non è vera la mancanza di timbri e bolli, non è vera la nonviolenza dei radicali (anzi, ecco un 'vero' scoop: sono i radicali i violenti, non i nostalgici del manganello). La realtà non esiste in sé: si materializza solo quando filtra dagli alambicchi comunicativi di Palazzo Chigi.
Così nasce e si impone il 'benpensare': eliminando i fatti sgradevoli e diffondendo urbi et orbi la loro 'giusta' versione. L'allucinante conferenza stampa del presidente del Consiglio che ribaltava su giudici e avversari politici la responsabilità dei pasticci commessi dai dirigenti del suo partito si attaglia perfettamente allo schema orwelliano. D'un colpo, appena annunciato, il benpensare berlusconiano diventa norma e i più diligenti dei suoi fidi si precipitano in tv a propagarlo, esaltando nordcoreanamente la nuova verità offerta dal capo ai poveri di spirito. E chi aveva dubitato, raddoppia l'impeto e l'entusiasmo. Per riconfermare la propria fedeltà. Perché il capo non sbaglia mai.
Ma il Grande Fratello non solo è l'unica fonte di verità: è anche e soprattutto fonte inesauribile d'amore, anzi è l'amore in sé e per sé. Infatti, come grondano d'amore le parole sue - e dei suoi seguaci - quando si rivolge agli avversari! Con quanta soavità e gentilezza li tratta! Questa continua inversione della realtà, questa continua manomissione dei fatti, costruisce uno scenario tanto fittizio quanto plausibile agli occhi di molti.
Perché? Perché agisce su potenti leve pre-politiche. Affinché lo scenario imposto dal Grande Fratello diventi credibile, va scatenata una gigantesca energia emotiva che diriga affettivamente l'attenzione, e poi l'adesione, alle parole del capo. Ogni richiamo a dati di fatto empiricamente verificabili, ogni ragionamento logico-razionale, ogni analisi critica, vengono travolti dalla potenza evocativa dei riferimenti mitico-simbolici al bene e al male. Tutto viene ridotto alla divisione del mondo tra chi ama e chi odia. Cioè alla massima semplificazione possibile delle categorie interpretative del reale, quelle che ogni persona, anche la meno articolata, utilizza per orientarsi nel mondo.
Adottando categorie dotate di valenze affettive così forti, che trascendono quelle cognitive-razionali, nel momento in cui vengono traslate in politica creano identificazioni e fedeltà solidissime. Staccarsene produce un trauma affettivo oltre ad uno spaesamento: se non sono più nel bene, vuol dire che sprofondo nel male?
La degradazione della politica italiana passa anche da questo riduzionismo etico-politico. La incanala lungo una strada di odio ideologico che pensavamo di aver lasciato alle spalle alla fine degli anni Settanta, quando esistevano i nemici del popolo o i nemici della nazione a seconda degli orientamenti politici.
Ci sono voluti i lunghi anni di piombo per riconoscere che il Sistema imperialistico delle multinazionali dei brigatisti era una ridicola stupidaggine, e che le cospirazioni comuniste contro la parte sana della nazione erano deliri di fanatici nostalgici. C'è voluto quel buissimo periodo per ritornare ad una politica magari noiosa e piatta, ma decentemente rispettosa delle posizioni degli altri, una politica dove nessuno si impossessava più del bene contro il male, dove nessuno brandiva più la spada dell'arcangelo Gabriele per schiacciare il drago impuro e maligno.
Ora, il ministero dell'Amore torna ad imporsi sulla scena. Come il Winston Smith di '1984', anche noi che resistiamo al 'buonvolere' del Grande Fratello, alla fine, dopo innumerevoli lavaggi del cervello minzoliniani, saremo costretti ad arrenderci?

Dal settimanale "L'Espresso", N° 12, 25 marzo 2010

 Loredana Savelli - 21/03/2010 21:58:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Arrendersi mai, ma sperimentare la solitudine sì. La sensazione di non appartenenza, addirittura di alienzione. Non riconoscere più un comune linguaggio, non dare valore agli stessi valori, indignarsi e non trovare riscontro, al meglio sentirsi etichettare come ingenui o perditempo.
Ma tutto questo non è e non deve essere un alibi per sfiduciarsi. Sono convinta che la democrazia risorgerà più forte, bisogna resistere e attraversare la fase, esserne travolti nel momento in cui si difendono i propri principi, con attenzione e con passione. Con perseveranza.
Nel frattempo si spera in una autocombustione del Ministero dell’Amore, per troppo amore, è chiaro!
Grazie Giuliano.

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