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al testo proposto da Loredana Savelli
Sempre vieni dal mare
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Sempre vieni dal mare e ne hai la voce roca, sempre hai occhi segreti, d'acqua viva tra i rovi, e fronte bassa, come cielo basso di nubi. Ogni volta rivivi come una cosa antica e selvaggia, che il cuore già sapeva e si serra.
Ogni volta è uno strappo, ogni volta è la morte. Noi sempre combattemmo. Chi si risolve all'urto ha gustato la morte e la porta nel sangue. Come buoni nemici che non s'odiano più noi abbiamo una stessa voce, una stessa pena e viviamo affrontati sotto povero cielo. Tra noi non insidie, non inutili cose - combatteremo sempre.
Combatteremo ancora, combatteremo sempre, perché cerchiamo il sonno della morte affiancati, e abbiamo voce roca fronte bassa e selvaggia e un identico cielo. Fummo fatti per questo. Se tu od io cede all'urto, segue una notte lunga che non è pace o tregua e non è morte vera. Tu non sei più. Le braccia si dibattono invano.
Fin che ci trema il cuore. Hanno detto un tuo nome. Ricomincia la morte. Cosa ignota e selvaggia sei rinata dal mare.
19-20 novembbre '45
(tratta da "Poesie", Mondadori 1970)
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monica martinelli
- 18/01/2012 22:20:00
[ leggi altri commenti di monica martinelli » ]
Non ricordavo questa poesia di Pavese sulla morte, bellissima e commovente. Questi versi li trovo stupendi: “..noi abbiamo una stessa /voce, una stessa pena/e viviamo affrontati/sotto povero cielo…”. Grazie per averla segnalata Loredana!
ciao
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