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Sempre vieni dal mare

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Sempre vieni dal mare
e ne hai la voce roca,
sempre hai occhi segreti,
d'acqua viva tra i rovi,
e fronte bassa, come
cielo basso di nubi.
Ogni volta rivivi
come una cosa antica
e selvaggia, che il cuore
già sapeva e si serra.

Ogni volta è uno strappo,
ogni volta è la morte.
Noi sempre combattemmo.
Chi si risolve all'urto
ha gustato la morte
e la porta nel sangue.
Come buoni nemici
che non s'odiano più
noi abbiamo una stessa
voce, una stessa pena
e viviamo affrontati
sotto povero cielo.
Tra noi non insidie,
non inutili cose -
combatteremo sempre.

Combatteremo ancora,
combatteremo sempre,
perché cerchiamo il sonno
della morte affiancati,
e abbiamo voce roca
fronte bassa e selvaggia
e un identico cielo.
Fummo fatti per questo.
Se tu od io cede all'urto,
segue una notte lunga
che non è pace o tregua
e non è morte vera.
Tu non sei più. Le braccia
si dibattono invano.

Fin che ci trema il cuore.
Hanno detto un tuo nome.
Ricomincia la morte.
Cosa ignota e selvaggia
sei rinata dal mare.

19-20 novembbre '45



(tratta da "Poesie", Mondadori 1970)

 monica martinelli - 18/01/2012 22:20:00 [ leggi altri commenti di monica martinelli » ]

Non ricordavo questa poesia di Pavese sulla morte, bellissima e commovente. Questi versi li trovo stupendi: “..noi abbiamo una stessa /voce, una stessa pena/e viviamo affrontati/sotto povero cielo…”.
Grazie per averla segnalata Loredana!

ciao

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