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al testo proposto da Loredana Savelli
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Un bar. Di notte, è evidente. Potrebbe essere anche un cabaret, o un teatro. Musica di pianoforte. O un bandoneón. Chissà una chitarra. Forse, pure, una canzone. Dipende: un tango, un bolero, una nostalgia greca, qualcosa di impalpabile, come un blues, irraggiungibile come le cosce di questa ragazza di Venezia che ti guarda dal fondo del tuo bicchiere. Ricordare, quando uno è o sta solo, fa più male che immaginare: questo è quello che vogliamo dimostrare. Il microfono amplifica la vera voce, l’assenza: si tratta del viaggio a una donna come a una città alla quale non si giunge da invisibile, da lontano. E se uno giungesse e stesse lì, in lei, si tratterebbe, con questa musica, di una separazione che sarà per sempre, come sempre. A chi dare la colpa? Sono destino il paese che non avesti, la donna in cui non entrasti? Una compagnia – qualsiasi–, più o meno coniugale, o da poco incontrata, dico più o meno duratura, mai l’amata non cercata, mai la presentita, distruggerebbe questa sensazione agrodolce o dolceamara di ciò che non è, ciò che non fu, senza che importi la voce o il volto che le appartengono, né l’età che le sue gambe sostengono: ciò che non può essere perché se fosse non sarebbe.
E in fondo, farebbe male che non facesse male. Persino che non facesse male più di quanto fa male.
(Cura e traduzioni di Raffaella Marzano, Introduzione di Angela Vallvey, Collana “Altre Americhe”, 2002)
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roberto.perrino@larecherche.it
- 19/03/2012 21:53:00
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una bella proposta, "ciò che non è, ciò che non fu" è la chiave di tutto, sempre
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Maria Musik
- 18/03/2012 17:16:00
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Accidenti se ha ragione e se se la sa prendere con i versi "guiusti", con la giusta musicalità, con il respiro infinitamente doloroso della parola e della vita.
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Alessandro Mariani
- 18/03/2012 11:30:00
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Tensione e cambi, più che ritmo, di idee e di immagini. Sembra sempre volere fare e ripensare a quello che sta fecondo. Davvero molto bella.
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Domenico Morana
- 18/03/2012 09:09:00
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Grazie, Loredana, per questa splendida proposta. Quando sono poesia le parole non comunicano, ricordano... Ciao
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