LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo proposto da Loredana Savelli
|
|||
Diciotto e ventisette
Le macchine che si muovono a scatti lungo il viale, poi restano ferme in fila al semaforo, non sono vuote. Ogni volante, una testa. Come due uova rimaste nel cestello di cartone il taxista e il cliente guardano avanti. È troppo nuova per te, questa scena? Perché tremi? Cos’è, non l’hai mai visto il suo broncio di pietra venirti incontro? Non sei ancora pronto a queste facce, a queste ruote? Ancora ti sconvolgi, di fronte all’autotreno che non si ribalta, alle minacce che non arrivano, al cuore strappato vivo dal petto di nessuno e stretto in mano, e sollevato in alto? *** Museo Guarda come riposa, come regna il coltello nella vetrina senza la mano del soldato. Come rimane uguale, la statua. Dalla fronte bombata, dalle ombre di questa guancia di legno, senti com’è lontano il modello. Come vorrei anch’io spegnermi nella luce della cosa che resta, essere stato. *** Scivolo Spazio giochi, ai giardini. Una signora issa in cima allo scivolo una palla di carta di giornale, le dà un bacio: «Pronti… partenza… via!». Un’altra tiene per mano un abat-jour, gli sistema le frange di ciniglia. «Mia figlia, vedesse che ballerina… Ha già vinto due premi». «Pensi che il mio – tre anni – sa già scrivere…». Le ascolta una ragazza, lì in coda col suo bambino. Gli stringe forte la mano, e spera che nessuno si accorga che è vero, e vivo. [Umberto Fiori, La bella vista, Marcos y Marcos, Milano 2002, vedi sito http://www.leparoleelecose.it/?p=2629] |
|