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al testo di Salvatore Solinas
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E’ doloroso il silenzio
cui sono costretti i poeti di questa stagione. I loro pallidi libelli giacciono coperti dalla polvere negli scaffali delle librerie, sormontati da scritte che declamano che in essi vive la Poesia. Nessuno osa prenderli in mano quasi fossero cavallette o altri repellenti insetti di una biblica, spietata punizione. Eppure c’è qualcosa d’eroico nella loro invenduta presenza “Noi ci siamo!” Paiono urlare ai lettori che voltano loro le spalle per la più facile prosa. “Noi, fioriti nei deserti, sotto inenarrabili stellati, testimoni del vento che muove le dune, che cancella le orme di coloro che osano avventurarsi nei sabbiosi letti dei serpenti, disincarnati, assettati, gli occhi bruciati da orizzonti di troppo vivida luce. Noi ci siamo! Miraggi di noi stessi, realtà e sogno, immagini affidate agli abissi della vostra coscienza” Nessuno leggerà mai le parole che si portano dentro fino al giorno del macero. Poeti, fabbricanti di dolorosi silenzi, dinosauri di questa moderna preistoria estinguetevi in pace. |
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