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Cortile berlinese/Estraneo

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Quattro mura ben serrate
Come sempre
Calano i giorni e le notti
In questa camera soffocante
Di speranze ingannevoli.
E oggi come ieri
La gente orienta il lavoro
A seconda del mutare
Della poca luce.
Nessuna barriera cede
Per dare vista su un
Orizzonte. Gli sguardi
Rimbalzano contro grigie pareti
E tornano
Riflessi indietro. Nel cerchio
Spigoloso
Errano gli occhi e scivolano
Infine su in alto
Verso l’azzurra pezza
Di cielo.

***

Estraneo

Ti amavo. Mai ho usato questa parola.
Muto mi sono scavato in te una fossa
Per dare asilo alla mia brama
Un luogo di devozione alla mia festa.

Quanto ti ho spinto lungo la terra del tuo corpo.
I tuoi capelli erano redini per me.
Dura la frusta mi intrecciavi
Nell’abile officina delle tue mani.

Ci divorava la gioia. Ruppe la lastra,
Non treccia né criniera ci aiutarono.
Troppo sottile lo strato di ghiaccio, sottili le ciocche.
Ci ingoiò la melma. La palude degli scopi.




(http://lapoesiadelcuorecommunity.blogspot.it/2012/06/cortile-berlinese-una-poesia-di-richard.html)

(http://www.germanistica.net/2011/10/20/11-poesie-di-richard-pietrass/, traduzione di Davide Racca)

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