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al testo di Amina Narimi
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Sapevo come fare contro la febbre maligna che prende i cavalli ai polmoni,all'ape colla con un coltello aprire la vena,a misura giusta il salasso poi li facevo bere al biondodidio. La sera gli davo cortecce bollite di quercia che balla otto giorni e stavano bene,il male tornava lontano, spento, tra i sassi Generosa la vita, mica ti metteva addosso le mani ! gli occhi neri erano arditi,i polpacci ribelli
La terra torbida sotto i piedi di novembre lo scalpiccio riporta i sassi, bollenti la febbre è tornata come acqua scura troppo sottile la vena, sfilato il coltello Ho le mani addosso di tutta la vita ! Raccolgo i pesi nei pugni,inzuppati come un rosario infilo quei grani per ogni giorno concesso,Ringrazio -non valse più in un momento-
-Poso la gola , a Terra- Silvana dove l'ombra impastò il sole le vesti estive, un cuore sudato, dove la pelle fa male pronta al taglio di nuovi aquiloni come il graduale di un pellegrino -silente, come Betlemme-
( A Mia Madre) |
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