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al testo di Stefania Stravato
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scomposta, nel cerchio addosso ai muri suoni lunghi di neve, di salmastro un arco mi sorregge gli occhi all'altezza del nero
è un canto che rincorro, sanguinando una via in ombra che si confonde di vento
troppo sottile, la rotta dei gabbiani non mi appare, perduta nei crateri di troppe lune dilatate nella notte che mi scivola sui fianchi, inutilmente
fuggendo un destino, la voce nuda su rami di sale
e di me che resta, se non una vaghezza in controluce all'orizzonte
distante dalla costa, non mi salverò toccando il mare
morirò così con la pioggia battente sul petto, qui
tra le radici divelte dell'inverno, e ancora mi strazia a memoria il verso del sole che non posso baciare. |
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