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scomposta, nel cerchio

addosso ai muri

suoni lunghi di neve, di salmastro un  arco

mi sorregge gli occhi all'altezza del nero

 

è un canto che rincorro, sanguinando

una via in ombra che si confonde di vento

 

troppo sottile, la rotta dei gabbiani

non mi appare, perduta nei crateri di troppe lune

dilatate

nella notte che mi scivola sui fianchi,

inutilmente

 

 

fuggendo un destino, la voce nuda 

su rami di sale

 

e di me che resta, se non una vaghezza in controluce all'orizzonte

 

distante dalla costa, non mi salverò toccando il mare

 

morirò così

con la pioggia battente sul petto, qui

 

tra le radici divelte dell'inverno,

e ancora mi strazia a memoria

il verso del sole che non posso baciare.

 Sara C - 19/12/2012 19:23:00 [ leggi altri commenti di Sara C » ]

come sempre mi commuovi, strabella...:)

 Loredana Savelli - 19/12/2012 16:16:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Molto bella e coesa dall’inizio alla fine.
Un saluto.

 Emilio Capaccio - 19/12/2012 15:29:00 [ leggi altri commenti di Emilio Capaccio » ]

Canti uno smarrimento, un disorientamente che si consuma in elementi naturali brulli e fumosi, quasi in una atmosfera vagamente gotica con una veste lunga bianca (immaginandoti) in contoluce ti dissolvi nella vaghezza lontana dal mare.

Un lirica molto bella e pregna di intimo "pathos" distintamente percepibile.

Un abbraccio Stefania.

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