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al testo di Manuel Paolino
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«Colui che sogna ad occhi aperti sa di molte cose che sfuggono a quanti sognano solo dormendo. Nelle sue nebbiose visioni, egli afferra sprazzi dell’eternità e trema, al risveglio, di vedere che per un momento si è trovato sull’orlo del grande segreto. Così, a lembi, apprende qualcosa della sapienza del bene, e un po’ più della conoscenza del male. Pur senza timone né bussola, penetra nell’oceano sterminato della ‘luce ineffabile’ come gli avventurieri del geografo nubiano, che ‘aggressi sunt mare tenebrarum, quid in eo esset exploraturi’.» (Da Eleonora, I racconti del terrore, Edgar Allan Poe)
Opide allo specchio
Di fronte ad uno specchio Opide Pensava. D’improvviso, come morso dal tempo, Opide scrisse sull’immagine riflessa:
A quoi un poète est il bon?
Poeta nascitur non fit
Opide allo specchio Ragionava, ragionava fra le righe Fissando ora le dipinte lettere, Ora lo spazio della sua fronte; Fino a quando un giorno queste Scomparvero ai suoi occhi investigatori, Pietrificati nei suoi occhi, Soli, appollaiati dinnanzi;
Prima ancora che verso l’alto La sua bocca mutasse, Allo specchio Sorrideva Edipo.
Come Gordon Pym
Dove hai imparato quella canzone? – Quale? Quella che cantavi ieri. – Da bambina... La cantiamo insieme?
Cominciò lei, io la seguii:
– Un elefante si dondolava ...dondolava sopra la tela di un ragno; sopra la tela di un ragno; siccome vedeva siccome vedeva che resisteva che resisteva andò a chiamare andò a chiamare un altro elefante. un altro elefante. Due elefanti si dondolavano Due elefanti si dondolavano sopra la tela di un ragno; sopra la tela di un ragno; siccome vedevano siccome vedevano che resisteva che resisteva andarono a chiamare andarono a chiamare un altro elefante. un altro elefante. Tre elefanti si dondolavano Tre elefanti si dondolavano sopra la tela di un ragno; sopra la tela di un ragno; siccome vedevano siccome vedevano che resisteva che resisteva andarono a chiamare andarono a chiamare un altro elefante. un altro elefante. Cinque elefanti... Quattro elefanti...
Ridemmo continuando a cantare:
Nove elefanti... Cinque elefanti...
Ridemmo ancora come bambini poi, ci addormentammo come Gordon Pym, nel buio della cala, salpando da Nantucket.
Il vostro bacio
La lingua nel ristoro dolciastro, liquido – Piccolo intaglio d’ebano – più dolci ancora I graffi duri arrivati dalle spine di tenebra. Morire tra le gonfissime mongolfiere di Hans Phaall Fiere nell’incursione dell’ignobile dio buono – Dentro col firmamento tutto! E il Bacio a te dovuto.
Le mani soffici sui vetri di Murano. La clessidra calda che decora il portone dove Sulla soglia mi spoglio nudo poi, Contemplo con furore fra due perle Incredule il paesaggio haitiano della discesa: Sul mare d’olio della schiena accesa Scivola il Bacio a te dovuto!
Epidendrum Flos Aeris
La sensazione che lascia il sogno come d’un antro profondo sotto la pietra alzata tra luce di tenebra: nell’arca della notte ricompari tu, tu, a ancora tu dal punto dove vi avevo lasciati.
Magnifici fiori sciolti che non appassiscono! Epidendrum Flos Aeris che vive sradicata dalla terra, appesa su lampadari di sogni;
noi di nuovo eterni: profuma l’Odissea in cui davvero ci si tocca.
Edgar
Quando la poesia ci muove alle lacrime noi piangiamo per eccesso di un rammarico impaziente; insistente, perchè come semplici mortali non possiamo ancora banchettare con quelle estasi supreme di cui la poesia ci concede solo una visione fuggevole e indefinita.
Il corvo nero si posò sulla statua di Pallade; e fu frammento di saggezza notturno impiumato di luce.
Nella poesia «Opide allo specchio» i vv. 5, 6 sono delle citazioni rispettivamente di Casimir Perrier, uomo politico francese della seconda metà del Settecento, e di Quinto Orazio Fiacco, poeta latino del I sec. a. C., tratte dal racconto di Edgar Allan Poe «Tre domeniche in una settimana». Edipo, eroe della mitologia greca, riuscì nell’impresa di risolvere l’enigma della Sfinge. Nella poesia «Come Gordon Pym», il titolo e gli ultimi versi si riferiscono al protagonista del romanzo di Edgar Allan Poe «Le avventure di Gordon Pym», in particolare rimandano all’inizio del suo avventuroso viaggio. Nella poesia «Il vosto bacio» Hans Phaall è il protagonista di un racconto di Edgar Allan Poe, «L’incomparabile avventura di un certo Hans Phaall». Nella poesia «Epidendrum Flos Aeris» il titolo è il nome di una pianta tipica di Giava, come riferisce Poe nel suo racconto «Come si scrive un articolo alla Blackwood». La prima parte della poesia «Edgar» si rifà ad una definizione della musica scritta da Edgar Allan Poe in uno dei suoi saggi brevi.
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