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Poe-tando

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«Colui che sogna ad occhi aperti sa di molte cose che sfuggono a quanti sognano solo dormendo. Nelle sue nebbiose visioni, egli afferra sprazzi dell’eternità e trema, al risveglio, di vedere che per un momento si è trovato sull’orlo del grande segreto. Così, a lembi, apprende qualcosa della sapienza del bene, e un po’ più della conoscenza del male. Pur senza timone né bussola, penetra nell’oceano sterminato della ‘luce ineffabile’ come gli avventurieri del geografo nubiano, che ‘aggressi sunt mare tenebrarum, quid in eo esset exploraturi’.» 

(Da Eleonora, I racconti del terrore, Edgar Allan Poe)

 

 

Opide allo specchio

 

Di fronte ad uno specchio Opide

Pensava.

D’improvviso, come morso dal tempo,

Opide scrisse sull’immagine riflessa:

 

A quoi un poète est il bon?

 

Poeta nascitur non fit

 

Opide allo specchio

Ragionava, ragionava fra le righe

Fissando ora le dipinte lettere,

Ora lo spazio della sua fronte;

Fino a quando un giorno queste

Scomparvero ai suoi occhi investigatori,

Pietrificati nei suoi occhi,

Soli, appollaiati dinnanzi;

 

Prima ancora che verso l’alto

La sua bocca mutasse,

Allo specchio

Sorrideva Edipo.

 

 

Come Gordon Pym

 

Dove hai imparato quella canzone?

– Quale?

Quella che cantavi ieri.

– Da bambina...

La cantiamo insieme?

                             

Cominciò lei, io la seguii:   

 

– Un elefante si dondolava          ...dondolava       

sopra la tela di un ragno;          sopra la tela di un ragno;         

siccome vedeva                         siccome vedeva                        

che resisteva                            che resisteva                         

andò a chiamare                     andò a chiamare                    

un altro elefante.                     un altro elefante.              

Due elefanti si dondolavano       Due elefanti si dondolavano

sopra la tela di un ragno;          sopra la tela di un ragno;   

siccome vedevano                      siccome vedevano

che resisteva                            che resisteva

andarono a chiamare                andarono a chiamare

un altro elefante.                     un altro elefante.

Tre elefanti si dondolavano        Tre elefanti si dondolavano

sopra la tela di un ragno;           sopra la tela di un ragno;

siccome vedevano                      siccome vedevano

che resisteva                            che resisteva

andarono a chiamare                andarono a chiamare

un altro elefante.                      un altro elefante.       

Cinque elefanti...                     Quattro elefanti...

 

Ridemmo continuando a cantare:

 

Nove elefanti...                        Cinque elefanti...

 

Ridemmo ancora come bambini

poi, ci addormentammo

come Gordon Pym, nel buio della cala,

salpando da Nantucket.

 

 

Il vostro bacio

 

La lingua nel ristoro dolciastro, liquido –

Piccolo intaglio d’ebano – più dolci ancora

I graffi duri arrivati dalle spine di tenebra.

Morire tra le gonfissime mongolfiere di Hans Phaall

Fiere nell’incursione dell’ignobile dio buono –

Dentro col firmamento tutto!

E il Bacio a te dovuto.

 

Le mani soffici sui vetri di Murano.

La clessidra calda che decora il portone dove

Sulla soglia mi spoglio nudo poi,

Contemplo con furore fra due perle

Incredule il paesaggio haitiano della discesa:

Sul mare d’olio della schiena accesa

Scivola il Bacio a te dovuto!

 

 

Epidendrum Flos Aeris

 

La sensazione che lascia il sogno

come d’un antro profondo sotto

la pietra alzata tra luce di tenebra:

nell’arca della notte ricompari tu,

tu, a ancora tu dal punto dove

vi avevo lasciati.

 

Magnifici fiori sciolti

che non appassiscono!

Epidendrum Flos Aeris

che vive sradicata

dalla terra, appesa

su lampadari di sogni;

 

noi di nuovo eterni:

profuma l’Odissea

in cui davvero ci si tocca.

 

 

Edgar

 

Quando la poesia ci muove alle lacrime

noi piangiamo per eccesso di un rammarico impaziente;

insistente, perchè come semplici mortali

non possiamo ancora banchettare con quelle estasi supreme

di cui la poesia ci concede solo una visione

fuggevole e indefinita.

 

Il corvo nero si posò

sulla statua di Pallade;

e fu frammento di saggezza notturno

impiumato di luce.

 

 

Nella poesia «Opide allo specchio» i vv. 5, 6 sono delle citazioni rispettivamente di Casimir Perrier, uomo politico francese della seconda metà del Settecento, e di Quinto Orazio Fiacco, poeta latino del I sec. a. C., tratte dal racconto di Edgar Allan Poe «Tre domeniche in una settimana». Edipo, eroe della mitologia greca, riuscì nell’impresa di risolvere l’enigma della Sfinge.

Nella poesia «Come Gordon Pym», il titolo e gli ultimi versi si riferiscono al protagonista del romanzo di Edgar Allan Poe «Le avventure di Gordon Pym», in particolare rimandano all’inizio del suo avventuroso viaggio.

Nella poesia «Il vosto bacio» Hans Phaall è il protagonista di un racconto di Edgar Allan Poe, «L’incomparabile avventura di un certo Hans Phaall».

Nella poesia «Epidendrum Flos Aeris» il titolo è il nome di una pianta tipica di Giava, come riferisce Poe nel suo racconto «Come si scrive un articolo alla Blackwood».

La prima parte della poesia «Edgar» si rifà ad una definizione della musica scritta da Edgar Allan Poe in uno dei suoi saggi brevi.

 

 

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