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al testo di Amina Narimi
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Appese a un filo d'ombra come pini dai coni setolosi le preghiere, al Limite estremo dell'universo osservabile, pur se il tempo avrà cancellato il proprio inizio riempiendo i crateri,divorato le montagne. -I fortunati di pietra si faranno fossili in speranza;di carne il resto per sonno in dissolvenza proprio corpo un'Alessandria in fiamme ogni pergamena di foresta.-
Nel dendron resistono gli anelli di una volta celeste incisa a contenere oracoli Stelo ligneo per spingersi in alto a trovare luce asciutta quando l'esistenza era di muschio- sottile strato sopra la roccia esposta al pianto l'acqua mi tremava nelle bacinelle- inconsolabile
Tu - già Pino dai coni setolosi protesi al muro di granito della Sierra tra l'aria fresca e secca prediletta alle montagne Bianche e il vento forte- hai catturato luce e dato meta ai corsi d'acqua le radici muscolose come fianchi poi sei strisciata via dai più fertili rifugi per vivere la tua dolomia ferma e dritta color rame e d'oro come volessi sbalzare fuori dalla roccia
difendendosi da solo ognuno i rami portando acqua alla sua corteccia. nuda ti sei mostrata-dove già morta- e per un solo punto nodoso, di resistenza al filo, raggiante in aghi verdi, l'odore tuo la resina ha protetto il sangue nostro bianco, superstite a una sola striscia di sole brillavano aghi sottilissimi di siccità imparata,letargo immobile dei coni fino al nuovo inverno nello spasmo della crescita del cambio
che, certa al colpo del fulmine, ti sei aperta divisa, colmando le ferite nel piano d'emergenza: nei semi hai sollevato lunghe ali trasparenti a scalare col vento giusto le montagne puntato al più' estremo della cima.
Salva, come un pino m'inonda di mia madre il sogno: sciogliersi il ghiaccio sulle sue spalle curve nella mia febbre come seta ti ho visto superare il livello della neve più alta di ogni vivente bianca a una sola striscia di superstite preghiera |
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