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Marsalone Rocco

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Marsalone Rocco è un palermitano, di professione malvivente, con ormai una lunga vita alle spalle, oltre a non pochi soggiorni all’Ucciardone. Marsalone delinque, aiutato dalla numerosa famiglia, ma ormai è stanco, non se la sente di continuare a “lavorare” sogna una vecchiaia tranquilla, circondato dall’affetto dei suoi cari, ma per giungere a ciò deve mettere da parte un bel gruzzoletto, che gli cancelli i problemi spicci dalla mente. Per raggranellare la sommetta il nostro si imbarca in una vicenda di spaccio di stupefacenti, ma per ironia della sorte il ricavato gli viene sottratto, si vede quindi costretto a tentare un affaire ancora più grosso, sempre imperniato sulla droga, ma sarà proprio questo tentativo di mettersi da parte una bella pensioncina che lo porterà di nuovo dietro le sbarre, e con lui tutta la famiglia Marsalone.
La famiglia Marsalone, e Rocco in particolare, mi hanno ricordato quei criminali un po’ sgangherati, tipo Totò e Peppino nei vecchi film, in cui tentavano di mettere a segno dei crimini in grado di garantire loro una vita tranquilla, ma venivano invariabilmente fermati dallo zelante poliziotto, che nel libro è posto sotto una luce molto professionale, mentre in quei vecchi film era anch’egli un po’ come i criminali che doveva arrestare, ma il fatto che gli uni fossero tutori dell’ordine e gli altri malfattori era solo un caso, la vita aveva voluto così. Il libro, imperniato proprio sulla figura del simpatico malvivente induce il lettore ad avere più simpatia per lui, che è sì un malfattore, ma è così buono, vuole solo campare dignitosamente, e poi si capisce subito che non è cattivo, anche la moglie lo perseguita, ma lui le vuole ancora tanto bene, sebbene lei diventi sempre più grassa e al povero Rocco non resta che concedersi qualche scappatella prezzolata di tanto in tanto. Marsalone, nel suo girovagare per la città si abbandona spesso a ricordi e riflessioni a tratti molto poetiche, subito inframmezzati da momenti un po’ più grotteschi, in cui al malcapitato Rocco ne capitano di tutti i colori. Arriva persino a incontrare il poliziotto che lo arresterà, ma il loro primo incontro ricorda di più l’ispettor Clouseau, che un astuto segugio a caccia del malfattore. Le sventure del protagonista portano il lettore a parteggiare per lui, sembra sempre che stia per farcela ma il diavolo ci mette sempre la punta della coda, e va tutto a rotoli, ma sempre senza conseguenze nefaste, solo grattacapi in più, il colpo finale sembra andare per il verso giusto, ma sarà proprio quello che porterà Rocco nella rete della Polizia perché, si sa, la Giustizia deve trionfare, ma almeno per una volta potevamo vedere un criminale, in fondo tanto buono e simpatico, quasi uno di famiglia, riuscire a garantirsi una vecchiaia serena?
Suppongo che il romanzo sia costruito dall’autore con pezzi di vita vissuta, Romano è infatti Ispettore di Polizia Penitenziaria, usando anche racconti sentiti qua e là durante il suo lavoro, la narrazione è assai semplice ed il linguaggio immediato, talvolta all’italiano vi è mischiato il palermitano, non sempre facile da comprendere. Il romanzo scorre via facile e sereno, facendo fare al lettore anche un breve giro turistico a Palermo, città che l’autore conosce bene, essendovi nato, e che descrive con enorme affetto e con coloriture assai personali e molto gradevoli.

 Alessio Romano - 27/05/2009 19:02:00 [ leggi altri commenti di Alessio Romano » ]

Un racconto divertente, che ci catapulta in una realtà verosimile, con tutto il suo lato tragico.

 Roberto Maggiani - 26/05/2009 22:36:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Molto bella questa recensione che porta in causa Totò e Peppino. Interessante il libro. Si capisce che la Palermo raccontata è filtrata dagli occhi dell’autore, così come un regista, inevitabilmente in un film, propone la propria visione della realtà sociale e anche paesaggistica. Questo Rocco alla fine sembra essere ciascuno di noi che si arrabatta per vivere al meglio, ma la sfortuna ci perseguita, perché quando si parte male è difficle finire bene, vincere alla lotteria è mera chimera e allora si fa quello che si può. In fin dei conti chi vive male è perché lo è costretto, la giustizia è una necessità di ordine, ma l’ordine potrebbe essere portato con la giustizia sociale, in cui i diritti di una vita degna sono garantiti a tutti.

 Rosa Gioia - 26/05/2009 21:59:00 [ leggi altri commenti di Rosa Gioia » ]

Ho letto il libro....da brava palermitana ho rivisto la mia città sfogliando le pagine e mi sono divertita con il classico vecchio incallito palermitano.Complimenti allo scrittore che ha avuto la capacità di incuriosirmi anche solo dopo poche righe.

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