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al testo di Angela Caccia
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Questo libro -vincitore del concorso “Versi con-giurati” (in appendice, alcuni inediti dei poeti Lucianna Argentino e Francesco Filia, membri della giuria) vi scaverà a fondo con il suono di immagini bellissime nella loro concretezza palpabile, con la poesia che si rivela (assieme alla preghiera) forse l’unica modalità di accettare la parola fine, di predisporsi -tremanti, timorosi e tuttavia fidenti- ad accogliere quella soglia abissale e ignota che sembra ingoiare ogni senso, ogni parola. Alessandro Ramberti Ci vuole una minuziosa e paziente esperienza al male
quanto basta per imparare a difendersi dalle parole
dalle mani spaiate entrambe dispari incapaci di una stretta
dalla natura servizievole della compassione
dal fiore senza giardino che vive e muore nello spazio di un vaso
non ci si addestra mai al dolore al male sì per fronteggiarlo in qualche modo
Era un pezzo di me e si è staccato ferita senza sutura non c’è sangue non una lacerazione nessuno che noti cosa -di me- sia scomparso
cresceva lo respiravo la sua immanenza il mio segreto brillante qualcuno -qualcosa- l’ha estirpato … immane mutilazione la morte di un sogno
dovrò sgrossarne il vuoto rimasto -nessuno che noti questo mio tratto di carne mancante
Mi piacciono le strade lunghe bagnate di pioggia quando la pioggia smette di cadere e ogni pozza è un feticcio di cielo
mi piace quel filino di luce -c’è sempre una crepa nell’armata delle nuvole! - che vortica sull’asfalto e lo brilla e lo spezza in minuzzoli
poi la pioggia riprende e siamo isole accerchiate dall’acqua la testa insaccata nelle spalle le mani così affogate nelle tasche
mi piace la gioia chiara di chi intuisce dove ferisce la pioggia e smette di camminare raso muro
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