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al testo di Amina Narimi
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Abitacolo dove principia il silenzio l'ascolto, le cose tornare da te nel poco di luce dell'auto del viso sfinito l'impulso la forza su per gli Dei affiora un sentiero la mano una nicchia, dove battevi la vita, nutrice di un lume nel volto. Quieto di passi "Ognuno è l'altro" Mi dici "Corpi sottili senza scomparsa Se dormi sei arrivata, ma non devi addormentarti. "
Si dilegua dal nero tornante la voce un canto di ore mi colpì sulla fronte di ieri, di notte Mi colpì, lucido e fisso, di tenerezza.
Compresi "chi mi aveva" al mattino chi mi aveva condotta alle scale e non volere la fine Il suo toccare una perdita, un buco. Di contenere umidi occhi -chiuse senza durata- là dove il caldo è nel ventre, dell'altro nutrizione profonda al creato, nella fatica di nominare una lupa - ciò che l'attraversa feconda- nell'atto tutt'uno si perde in una Parola, e Sola [ insostenibile ] sulle ginocchia di casa m'inonda ancora e rimane.
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