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al testo di Salvatore Solinas
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Potrò, Signore mio, stringergli la mano?
Quella mano scura, tatuata di polvere e di fango. Potrò stringergli la mano senza correre a lavarmi Col sapone liquido Saugella antisettico, molle, detergente? Potrò stare seduto alla stessa tavola Respirando il suo odore, il suo sudore? Io che profumo d’acqua di colonia Che aspergo col deodorante solido le ascelle. Ecco Signore, lui vuole condividere il bicchiere di vino: Le sue labbra untuose lasciano una patina sul bordo Sorride con i denti gialli e sporchi. Come potrò bere dal suo bicchiere io che due volte all’anno Faccio la pulizia della bocca dal dentista? Dentifricio al fluoro e filo interdentario ogni mattina. Come potrò, Signore, pregare con lui che è mussulmano Io che ho radici cristiane perfino negli alveoli dei denti? Conosco i suoi sogni, o mio Signore, Vedo come osserva con invidia la mia automobile La casa fatta a fatica da mio nonno. Crede che un giorno pure la sua donna Avrà una pelliccia di visone come la mia signora. So che è stanco di zappare la terra, Di raccogliere nei campi i pomodori, Sogna i suoi figli al fianco dei miei bimbi Sui banchi della stessa scuola. Ecco, mio Signore, lui mi spaventa! Un mese fa ha chiesto il permesso di soggiorno E gli hanno dato il foglio di rimpatrio. Ho gioito, lo confesso, in fondo al cuore. Mi capita da allora di sognare che una nube m’aleggi nel cervello: Il cielo grigio, plumbeo, i fili dell’autobus tra i palazzi, I marciapiedi vuoti: tutto è silenzio… La solitudine mi spreme con la mano implacabile di un King-Kong E’ questo forse il tuo inferno, mio Signore? |
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