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Il Mose a Venezia *

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Preme all’approdo d’acque la città

che in sé oscilla e vacilla

e chiede voce nell’onda vagabonda,

vittima in piena di una cascata armata

di cemento, sovvertimento che si fa vanto

di un dominio ipotetico del mondo

aprendo tre piaghe ulcerose alle sue bocche.

Nel dolore notturno presto saranno occluse

tutte le vene, le voci azzurre del mare

poste nella teca di un astratto fulgore,

nella sfida infelice che induce a scorticare

resti d’arte morente, nella febbre di luce

che indugia sugli ori bizantini.

Questo narra la pena altrui degli occhi,

essendo noi ciechi e murati, chiosa albina

d’antica stirpe leonina, candida schiuma

che più non riconosce i suoi canali

 

noi, costretti a giorni chiusi di cammino.

 

* Dall’epigrafe murata nella sede del Magistrato

   alle Acque di Venezia : “La città dei Veneti per

   volere della Divina Provvidenza fondata sulle acque…

   è protetta da acque in luogo di mura: chiunque oserà

   arrecare nocumento, sia condannato come nemico

   della Patria e sia punito… Il diritto di questo editto

   sia immutabile e perpetuo.”

 

 Donatella Nardin - 20/01/2014 19:27:00 [ leggi altri commenti di Donatella Nardin » ]

Prescindendo dallo sconvolgimento in atto, che non è di poco conto, speriamo almeno che, in futuro, l’opera possa servire!

 Lorenzo Mullon - 19/01/2014 12:50:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Purtroppo è quello che abbiamo voluto, abbracciando la fretta e tradendo il ritmo delle maree

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