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Simbologia delle vocali

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In una sua poesia Rimbaud assegna un colore diverso a ogni vocale. Secondo il poeta, il senso delle vocali si può riassumere così: A, nero; E, bianco; I, rosso; U, verde; O, azzurro. Egli usa poi questa tabella con paralleli basati sull'esperienza sensoriale. A tale proposito, Ernst Junger nel suo saggio L'elogio delle vocali * fa questa considerazione: "Poiché Rimbaud possiede uno sguardo che sa spingersi anche al di là della pura sfera artistica abbiamo qui un sintomo della profonda diversità fra le lingue. In ogni caso, ci sentiamo piuttosto inclini ad associare la A e la O al rosso e al giallo, colori di luce, mentre la I e la U sono più vicini ai colori della terra". E ancora: "Nella sua Filosofia della composizione Poe definisce la O la più sonora delle vocali. La A è l'aquila, la O è il falco dell'universo sonoro". "Noi usiamo per la O un ideogramma che riproduce la forma dell'occhio". Secondo Junger, infine, la A significa verticalità e ampiezza, la O altezza e profondità, la E il vuoto e il sublime, la I la vita e la putrefazione, la U la generazione e la morte. Nella A invochiamo la potenza, nella O la luce, nella E l'intelletto, nella I la carne e nella U la terra materna, i sepolcri, l'età remota di Saturno.

 

Concludiamo questo breve excursus con la bella frase di Jacob Grimm, secondo cui "alle vocali nel loro insieme va attribuito un carattere femminile, alle consonanti un carattere maschile".

 

* Ernst Junger, Foglie e pietre, Adelphi 1997

 Antonio Terracciano - 28/05/2019 20:30:00 [ leggi altri commenti di Antonio Terracciano » ]

L’autore dell’articolo fa bene a sottolineare l’evidente incongruità dei colori dati alle vocali da Rimbaud. Se proprio se ne volessero dare cinque, secondo i significati più o meno esoterici delle lettere (ad esempio: A = divinità; E = vita; I = iniziazione; O = occhio; U = scienza) , essi dovrebbero essere diversi.
"A noir, E blanc, I rouge, U vert, O bleu: voyelles... " ; succede non di rado che a qualche verso un po’ misterioso di una poesia si attribuiscono chissà quali significati reconditi, mentre la realtà potrebbe essere molto più banale: Lagarde e Michard, due critici francesi autori di una famosa antologia, ipotizzano che Arthur si sia ricordato di un alfabeto a colori sul quale, da bambino, avrebbe imparato a leggere...

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