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al testo di Amina Narimi
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Col vestito nuovo di febbraio mi scrivi che il Fuji si è velato coperto da petali bianchi di una nebbia tranquilla che splende
con lacrime di venerazione ne farò un rifugio e con la luce vaschette per gli uccelli e per i fiori che tra le mani fradice si spingono nel vuoto di una nota musicale
è una poesia di cose -che tu incarni- l’apparizione breve che ti vede scomparire in loro, e nel riflesso sarà come mi seguisse il sole sui vestiti neri per avere camminato nella pioggia, per sapere anche nella nebbia come i rami innalzano preghiere, coi fiori rampicanti sulle braccia che sanno della mia consolazione
Hai il fiato di un bambino quando scrivi con la luce dentro gli occhi di un uccello colano i tuoi semi sull’inverno si attaccano al futuro, facendo pieno il cielo dell’ombra sacra che respira come l’erba nell’anima che cresce la nostra prima pelle di futuri bambini e di antenati- correndo come cavalli come stelle loro si fanno caldo insieme con le braccia di quattro madri
Mi domandi se sento ancora l’odore dell’inverno: -toccami- cadono solo più foglie oggi, ma se nevica, se piove , per la candelora le mani diventano un pozzo di calore
Da qui muove la luce le radici - guarda sul vestito di lana di febbraio, come i rami finalmente si avvicinano offrendo al vento i loro seni nudi. |
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