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La volpe e la parola

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Immagina la parola come una magnifica volpe
incontrata per caso su immacolato manto nevoso
si sofferma a penetrarti col suo sguardo.

Ha molto da farsi perdonare, la parola:
le scorribande nei pollai degli uomini,
la prolissa fatuità del suo girovagare,
i sabotaggi alle dighe nelle terre alte,
le connivenze col dominio prepotente dei lupi,
l'infedeltà al pensiero, la libertà presunta.

La parola è ruffiana e feroce,
desiderante e scaltra,
nega e rinnega più volte se stessa.

Ma nel momento in cui t'appare
essa è verginale, autentica, calma,
pare non avere nessuna orma dietro sé,
puoi sentire, palpabile,
la sua ancestrale aspirazione
a essere addomesticata poco per volta
-come i numerosi segugi che la cacciano-
per condividere ed esprimere il vissuto.

Ti contempla per un attimo come fosse scesa
dall'empireo, da altri sconosciuti pianeti
e poi se ne riparte verso i suoi nivei spazi
distogliendo prima il suo sguardo dal tuo

ed è lì, proprio in quel momento
che nasce la poesia.

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