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al testo proposto da Loredana Savelli
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Meglio aver vissuto ai tempi di Troia.
Potevo fare allora qualcosa di più, chissà, invece di questa paralisi e incertezza e questa paura ogni giorno, queste traversie nell'ultima metà del ventesimo secolo. Forse allora con una cetra, traversando di corsa su e giù l'accampamento, avrei cantato carmi epici, per infondere coraggio ai Greci, forse avrei potuto dar consigli ad Achille, far finire prima la guerra e certo con esempi più nobili e generosi, senza cavalli di legno, senza gli inganni degradanti per gli eroi e soprattutto senza quell'incendio e quella spada che annientarono Ilio. Allora forse non sarebbero periti Ettore e altri numerosi, belli come i Greci. Forse poi avrebbe preso anche me Ulisse, uno in più tra i suoi compagni, per dieci anni o anche oltre, – che importa? una mia Itaca io non l'avevo – e forse gli dèi non adirati, ma benevoli ci avrebbero mantenuto propizio il tempo per la nave. Meglio aver vissuto ai tempi di Troia, e non ora, quando fuggendo lontano dalla patria (ma Troia non è caduta, le nostre bandiere ormai lacere, ed Elena abbandonata alle nostre spalle) vado errando da trent'anni, di qua e di là nei paesi degli amici, senza Itaca, senza fede, senza compagni. 1974 (Traduzione di Gilda Tentorio, https://plus.google.com/+CantosireneBlogspot/posts) |
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