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al testo di Alessio Tesi
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Un giorno, un uomo camminava… Sulla sua strada incontrò l’ ispirazione. - Perché ti pari davanti? – gli chiese. <<Manifestazione della tua espressione. Io non sono certezza, io non sono fine, sono solo un inizio. Usami bene o usami male: stracciami, sprecami, godi con me. Ma ti prego, usami.>> L’uomo passò oltre e continuò a marciare. Sulla sua strada incontrò il dubbio. - Perché ti pari davanti? – gli chiese. <<Sono qui per assillarti e confonderti. Trovo la gioia nei tuoi rimpianti, nei tuoi rimorsi, nella tua incostanza. Sono un abbraccio senza conforto, non puoi non bramarmi.>> Nuovamente, l’uomo, tornò sui suoi passi. Sulla sua strada incontrò la rabbia. - Perché ti pari davanti? – gli chiese. <<Per scuoterti e deriderti. Per farti vedere quanto sei debole e impulsivo. Senza di me non sopravvivi.>> Si allontanò con il solito passo. Sulla sua strada incontrò la pazienza. - Perché ti pari davanti? – gli chiese. <<Per aspettarti o per ammazzarti.>> Dopo un attimo di titubanza, l’uomo, preseguì. Sulla sua strada incontrò il dispiacere. - Perché ti pari davanti? – gli chiese. <<Il mio compito è renderti forte. Compagno di rabbia e dolore, l’ oscillazione più estrema di un pendolo. Sono una tappa del tuo cammino, credi in me o non potrai proseguire.>> Ancora avanti. Passo dopo passo. Sulla sua strada incontrò una risata. - Perché ti pari davanti? – gli chiese. <<Perché è così che tutto finisce. Attraverso di me plachi il tuo animo. Fonte effimera sorella di gioia.>> Un altro passo e vide la meta. Davanti a lui, la verità. - Cosa sei? – chiese l’uomo. <<Lo stadio finale. Non esisto, ma sopravvivo sempre e solo nell’uomo.>> <<Salvifica illusione permanente. >> Fine. Lo dedico a un pomeriggio piovoso. |
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