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Sulla tavola di cera dellascolto

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Seduta come una montagna
ti offro  il mio silenzio
con una mano sola, e una preghiera,
avvoltolata nella manica,
dritta  nella luce, senza peso
 
con lo  sguardo azzurro io ti cerco
nella nostra forma mobile di eternità,
inalando spazi la prateria dell’anima
e un nervo scoperto ai confini dell’umano
che santifica la perdita in candore
 
Sul tetto del cedro del Libano,
a guardia dell’eredità,
vi era appena  una voce, e lo sguardo solo
percepiva dal basso le parole,
dalla selce primordiale,
con tutto il buio sulla  schiena
 
è un rumore bianco,
chiamato dall’infanzia
un posto in fondo al cuore,
dove tutto ha inizio 
non c’è erba più erba dell’erba 
scossa dal vento di un sogno
che attecchisce alla terra
 
Tornerà dentro l’inverno con un fiore
sulla tavola di cera dell’ascolto
a mangiarsi la gioia trattenuta
alleggerendo il  fiato fino all’inno
nel pane sostanziale
più prossimo a quel volto,
accogliendo sulla lingua le ossessioni
di piccoli dolori, di quadri che si bucano
negli angoli più esposti, pieni di pudore
 
La voce si congeda sul terriccio
cercando una tana per dormire
negli umori dell’anima, si addentra,
mettendo una parola accanto all’altra,
un'essenza  di luce  che l’aumenti, 
che la tenga in vita-
dove la ferita  è il solco 
che attende per la semina,
premendo nella bocca i grani,
le tracce favolose-
per  ritrovare la strada
in un’acqua più grande di noi,
per affacciarsi interi,
con i volti illuminati, e versi brevi 
nell'ora più  acuta che ci viene 
addolcita 
nell’esicasmo: "per te
 
cerco di pregare
come prega una montagna
restando come in volo
nel fondo del respiro
mormorando a mezza voce
il canto delle rondini
nuovamente pari a stelle,
prima di noi, felici
 
 
 
 
 
                                            Opere: Okusai, Monte Fuji

 Amina Narimi - 08/05/2014 21:55:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Sono  come braccia le vostre parole che girano nei secchi il lino,

siete pane ed acquabuona , accorpamento

da portare nello zaino insieme ai ferri dei cavalli

da potervi toccare quando li ricurvo come un seno natale

a rianimare questa seconda terra

rendendo possibile ognivolta passarvi accanto

dove  non c’è azzurro più azzurro dell’azzurro

del vostro sguardo sulla tavola di cera dell’ascolto

 

Grazie Alessandra sempre dolcissima e grazie a te Lœ verdissimo e vicino

Grazie Nando generoso insuperabile fratello, grazie Franchissimo di quella tavola stupenda

 a te Cristina che mi hai fermato il fiato con una stretta al timo per poi riaprirmi il cuore in una rosa dico che non potrò mai dimenticare le tue parole scolpite dendron a sempre

Grazie a Voi.. con emozione…

 franco - 08/05/2014 10:03:00 [ leggi altri commenti di franco » ]

https://lh5.googleusercontent.com/-LDzR4eMdFC8/U2qQidspjqI/AAAAAAAAEZs/qGR5XyXDps0/w684-h513-no/SAM_0355.JPG

 Lorenzo Mullon - 07/05/2014 20:12:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Ferdi, fantastico, anche il tuo amato Ginsberg cantava del santo buco del culo, è un omaggio straordinario, evviva la lingua petica!

(perdono Amina, scusa, non ho resistito, sono veramente un cardellino spiumazzato, anzi un tarlo del nido del cardellino, riprovevolissimo, adesso vado a sfracellarmi sulla tavola di cera dell’ascolto)

 Cristina Bizzarri - 07/05/2014 18:36:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Subito, mi chiudo leggendoti - confesso una stretta come di paura allo stomaco, come quando si sta in uno spazio così aperto che si perde l’orientamento e si hanno le vertigini e la nausea. Poi trovo il coraggio di guardare, e vedo tante storie, tutte le storie degli uomini con la loro speranza, il loro tremore - e le parole svanite, i cari scomparsi, le tracce cercate, i passi perduti. E la terra, fin dove si può, e il cielo, fin dove è possibile, e ancora e ancora domande, tutte le domande. Poi, quando non si fanno più domande, e si sta - in una pace. E mi viene da piangere. Ma di dolcezza, come davanti a una rosa, che vive - e non sa che questo.

 Ferdinando Battaglia - 07/05/2014 16:44:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

Una lingua petica che sempre lascia l’anima incantata.

Ciao Amina

 Lorenzo Mullon - 07/05/2014 13:56:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

non c’è erba più erba dell’erba, si gioca tutto qui, non abbiamo la speranza di aspettare, sul tetto del cedro del Libano risplendono contemporaneamente le quattro stagioni

 Lorenzo Mullon - 07/05/2014 13:55:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

non c’è erba più erba dell’erba, si gioca tutto qui, non abbiamo la speranza di aspettare, sul tetto del cedro del Libano risplendono contemporaneamenite le quattro stagioni

 Alessandra Ponticelli Conti - 07/05/2014 13:54:00 [ leggi altri commenti di Alessandra Ponticelli Conti » ]

Come si può commentare una poesia come questa senza rischiare di rovinare tutto? Comunque voglio dire una parola sull’ultima strofa: incantevole.
Ciao e Grazie per le tue perle
Alessandra

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