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al testo di Emilia Filocamo
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La poesia è una cosa che mi è accaduta, così come mi accadde di vedere mia nonna ansimare, sputare la vita sull'eburneo percolatore infiammato dalla gelida fuga delle linfe sante che ci compongono eretti. Mi è accaduta come a te accade che forse trascorrerai l'estate con le vene in acqua sui lidi - larghi- conquista nordica di Igea Marina. Così come mi accaddero il lago, il compleanno, la prima foto, il dente - lavabo alla signora carie, l'adolescenza con la mano di un ragazzo sotto la t shirt ottanta, così come mi accaddero le feste e le serate a casa, il diploma ed il parallelepipedo università, parcheggio nuovo e nuovo amore, Catullo sulla carta. La poesia mi è accaduta come le tue gambe, la voce a fior di muro, l'occhio piantato nella guaina del ferroso mecoledì feriale sgombero di fedeltà. Ma la poesia è accaduta, le cose accadute sono sempre datate ed oltrepassate, e fanno come il morbillo di cui si parla ai sopravvissuti nei giorni del contagio. E fanno come quasi tutti i parenti, svelti ad abbandonar la nave- abbuffata dopo il varo domenicale.
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