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Verit umana

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Seguendo l'alta marea
Delle mie emozioni
Scopro nel pieno d'esse
La mia insostituibile ed esclusiva
Verità umana..
Verità d'assenza e d'egoismo
Che si culla sulle timide note
Della solitudine.
Una verità amara
Che si rivela lentamente
A prezzo dell'irreparabile perdita
Dei pezzi del puzzle
Che forma il mio cammino di vita
E di cui subisce ineluttabilmente
L'infausta distruzione.
Alle volte l'amore fa capolino
In questa ruota priva di ingranaggi
Per lasciarvi la sua scia
Di sconfitta e rassegnazione.
Questa è la mia verità..
Una verità umana
Che si tempra a forza
Di deludenti corsi
Di irrequiete rievocazioni
E di sconfortanti aspettative.

 Alfredo Caputo - 17/09/2009 19:05:00 [ leggi altri commenti di Alfredo Caputo » ]

Il fatto che la mia poesia abbia un tono "cupo" (che poi secondo me non ha un tono così cupo), non implica che essa definisca l’amore come morte interiore.. anzi. Non mi sembra di aver detto nè di aver voluto intendere questo.

 Maria Musik - 16/09/2009 21:06:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Che meraviglia! tutti i vostri commenti sono balsamo, olio che scende sulla barba di Aronne. Vi rendete conto che noi vediamo la Terra Promessa? Non la terra degli Ebrei o dei Cristiani o dei Musulmani ma la terra promessa all’uomo, alla sua stirpe, a tutti gli uomini di buona volontà. Forse come Mosè non ci sarà concesso di entrarvi ma già percepiamo il sapore dei sui frutti, possiamo quasi sentire la sua terra grassa e fertile scivolarci fra le dita. Durante il viaggio possiamo cibarci di manna e la mia manna siete voi. Così il mio deserto fiorisce, il mio eterno dubitare trova senso e conforto, la sofferenza trova giustificazione. Sarò matta anch’io, per dirla alla Roberto? Se così è... felice di non essere savia e di non essere la sola!

 simone - 16/09/2009 20:39:00 [ leggi altri commenti di simone » ]

la mia breve frase era riferita al tono cupo della poesia.
L’amore guida verso la trasformazione.
tutti i commenti aiutano a riflettere.
un saluto

 Alfredo Caputo - 16/09/2009 11:11:00 [ leggi altri commenti di Alfredo Caputo » ]

I vostri due ultimi commenti, Roberto e Lorena, mi hanno quasi commosso.
Per quanto riguarda quello di Roberto, sono d’accordo con lui sul fatto che ci vuole almeno un minimo di speranza e fiducia in questa vita.. altrimenti non siamo più noi a spingere (seppur in minimo grado) la nostra vita, e a costruire il nostro destino, ma sono questi ultimi a spingerci, come delle forze del tutto esterne a noi, e da noi quasi indipendenti. Ma credo che in effetti sia così: il "nostro" destino (metto le virgolette per specificare il fatto che è nostro nel senso che riguarda la nostra persona, ciò che diventiamo e ciò che siamo, le nostre azioni, il nostro agire, ma non è nostro nel senso che spesso, anzi, a mio parere, quasi sempre, sfugge al nostro controllo e non lo possiamo decidere né prevedere) costituisce, in un certo senso, una forza indipendente e parallela da noi, ma forse ciò che ci può salvare dalla lenta e nefasta agonia, dalla perdizione, dall’incapacità di andare avanti e dall’inettitudine, è proprio l’illusione (solo così la si può chiamare) di avere un minimo di controllo e di potere sul proprio destino e sulle proprie sorti. In tal modo, forse, noi possiamo effettivamente conferire alla nostra esistenza un minimo di ottimismo, e quindi di valore e di efficacia.
Per quanto riguarda il commento di Lorena, pienamente d’accordo sul fatto che talvolta uno scritto (di qualunque tipo esso sia) può aiutarci a riflettere su quello che più ci fa soffrire. Salvo il fatto che, spesso, è proprio quest’accresciuta consapevolezza che ne traiamo a farci soffrire ancora di più. Del resto, come tu hai detto, sono proprio la sofferenza, il dolore e la sventura che danno senso alla nostra vita, e ci permettono di temprarci e di verificare la nostra forza ed umanità. Mi piace molto questo verbo, “temprare”.. non a caso l’ho usato anche in questa mia poesia.
Una nota merita anche il bel commento di Fiammetta. Pienamente d’accordo con quello che hai scritto. La totale assenza di speranza e di fiducia nella vita vi è forse proprio nel momento in cui si rinuncia a comunicare agli altri quello che abbiamo dentro, ci si rifiuta di interagire col mondo esterno in tal senso, e ci si chiude del tutto in se stessi. Ed anche in tal caso forse non se n’è completamente andata. Anche in tal caso forse ne rimane ancora un briciolo.
Per rispondere, infine, al commento di Simone.. a che proposito hai scritto che l’amore non è morte interiore? Perché, chi l’ha detto?

 simone - 16/09/2009 09:05:00 [ leggi altri commenti di simone » ]

l’amore non è morte interiore.

 Lorena Turri - 15/09/2009 22:34:00 [ leggi altri commenti di Lorena Turri » ]

M’insinuo in questa bella discussione, forse inadeguatamente e forse andando fuori tema.
Anch’io non credo che leggendo un buon libro si possano risolvere i problemi sociali, personali e d’amore, però, talvolta un buon libro, una poesia, un racconto, un saggio, possono aiutare a farci riflettere su quello che più ci fa soffrire. Sono entrata in questo luogo rendendolo "la mia casa della poesia" più di un anno e mezzo fa senza aver mai letto Proust e ancora non l’ho letto, ma devo dire che leggere anche solo quello che è passato qui dentro mi ha aiutata, se non altro, a ritrovare un pochino di dell’inchiostro che avevo finito quando vi entrai. Per me questo è già un traguardo importante.
L’incontro di cui parla Roberto (e io ne ho parlato in una mia poesia) è anche un incontro fatto di tanti incontri che possono aiutarci a cambiare qualcosa che in noi non andava.
Il mio incontro con La Recherche (grazie a Giuliano che mi “pescò”) mi ha aiutata a ritrovare quella parte della mia anima che si esprimeva scrivendo.
Io scrivo tanto di dolore, del mio dolore che, al di là delle cause che lo hanno provocato, non penso dissimile a quello di molti miei simili .
Come dice Borges: “Creo que mis jornadas y mis noches se igualan en probeza y en riqueza a las de Dios y a las de todos los hombres”.
Oggi pomeriggio leggevo, anzi rileggevo un capitolo di un libricino che considero un piccolo vangelo e che tratta i sintesi della dottrina morale di Seneca.
Ho sottolineato questa frase:
“La vera felicità è non aver bisogno della felicità”.
E ancora, le seguenti parole sulle quali pongo la mia riflessione e offro alla vostra:
“Il nostro destino è conforme alla nostra natura: se Iddio ci manda la sventura, vuol dire che ci ha dato la forza di sopportarla; il dolore è la sola grande battaglia della vita: solo su questo campo si vince o si soccombe nel mondo, solo su questo campo si riportano i sicuri trionfi o si assumono le perpetue catene della servitù. Gli uomini grandi costituiscono la milizia scelta da Dio per questa battaglia e per questa vittoria.”
E’ chiaro che per essere uomini grandi dovremo affrontare asprezze e avversità e patire molto. Temprarci al dolore e dal dolore uscire vincitori.

 Fiammetta - 15/09/2009 21:47:00 [ leggi altri commenti di Fiammetta » ]

Forte ma intensa. Chi dispera conserva ancora una speranza proprio nel momento in cui comunica ad altri il suo patire.

 Roberto Maggiani - 15/09/2009 21:34:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Caro Alfredo, sono d’accordo con quello che dici, chiaramente, se leggere un bel libro bastasse a risolvere i problemi sociali e personali d’amore, sicuramente questi sarebbero già risolti. Ma nonostante questo il mio discorso vuole andare avanti, un po’ nell’assurdità, affermando che, in fin dei conti, i fautori della nostra vita siamo noi stessi, e se talvolta vediamo scivolare via da noi , sotto i nostri occhi, talvolta indifferenti, tutto ciò che di bello ci potrebbe essere nella vita, tra cui l’amore, penso che sia perché abbiamo perso la fiducia su un ampio spettro della nostra esistenza. Non è facile che le cose vadano bene se si perde la fiducia nelle nostre stesse capacità di ricominciare a vedere sano questo mondo. Leggendo giornali e guardando tv, viene da rattristarsi, il motivo è che i media sono incapaci di rappresentare il bene, preferiscono ampiamente parlare del male, sono un po’ pettegoli, detta brutalmente; l’informazione sta diventando a senso unico, catastrofista, le speranze vengono annullate, persino tanti libri sono su questa scia, valanghe di libri inutili, deboli, commerciali, fastidiosi, ipocriti.
Tuttavia cercando bene vi sono libri, opere d’arte, pitture e sculture, certa musica, e quanto di bello e alto l’uomo è riuscito a tirare fuori dalla propria bella anima, che possono risollevare in noi la fiducia, la speranza, e se un uomo o una donna hanno fiducia e speranza allora intorno a loro qualcosa cambia, poiché in loro stessi si risolleva ritemprato l’istinto alla bellezza, all’armonia, all’amore vero che non è solo sentimento e sensazione, è anche fortuna di incontro ma anche capacità di ascolto di sapere cogliere il momento dell’incontro, quello giusto, quello bello, se siamo abituati alla bellezza alle cose vere, allora arriva il momento di cogliere la verità che fa bene alla nostra esistenza, ed è la gioia!

 Alfredo Caputo - 15/09/2009 21:02:00 [ leggi altri commenti di Alfredo Caputo » ]

*perchè l’aggettivo FORTE non si accompagna al concetto di amore.. volevo scrivere..

 Alfredo Caputo - 15/09/2009 21:00:00 [ leggi altri commenti di Alfredo Caputo » ]

Bei commenti, entrambi. Quello di Maria dà un’interpretazione più libera e poetica, quello di Roberto invece vuole essere anche un’analisi spietata del contesto sociale da cui deriva ed in cui è stata partorita questa poesia, dal sottoscritto. Per rispondere a quest’ultimo, gli dico: no, non sei assolutamente matto. Ciò che scrivi è assolutamente vero. L’unica mia perplessità al riguardo è per la tua conclusione, in cui prospetti come unica ed univoca, ma più che univoca direi esemplare, soluzione, la lettura di un buon libro. Beh, sul fatto che ciò porta con sé la possibilità di veder passare davanti a sé un’infinità di possibili modificazioni della nostra esistenza sono d’accordo, ma sul fatto che escano le ruote dentate e gli ingranaggi finalmente comincino a funzionare, e finanche l’amore non fugge via.. beh.. non ne sarei tanto convinto. Purtroppo nella società odierna, col grado di sviluppo a cui siamo arrivati, e con lo stile di vita che quest’ultimo ha creato, non possiamo bastare ed essere sufficienti a noi stessi. Viviamo in un contesto che ci soffoca, ci divora e ci bombarda con una miriade di cose inutili, ma di cui al tempo stesso non possiamo fare a meno, volenti o nolenti. Ergo, l’esempio che tu porti, della lettura di un buon libro, può essere ed è certamente una cosa buona, positiva.. ma purtroppo è destinata a rimanere un fatto isolato e fine a se stesso in una marea di caos e confusione che ci controlla e che non possiamo controllare. Forse non ho espresso molto bene quello che volevo dire.. in ogni caso il mio pessimismo non è di sconfitta o rassegnazione, ma di lotta e di accettazione della vita, di questo tipo di vita a cui siamo, ahimè, condannati. Mi contesterai forse il fatto che la mia sia una prospettiva di passività ed inettitudine, una prospettiva che faccia dell’inevitabile impossibilità a modificare le proprie sorti e della mediocre accettazione di quest’ultima la propria bandiera. Beh, in tal caso ti rispondo che in parte è vero, ma non del tutto. Credo che già la consapevolezza di tutto ciò sia un fatto positivo, e che implichi un minimo di attivismo e di propulsiva produttività. Per quanto riguarda l’amore che non fugge via, poi.. beh, in questa situazione di debolezza e di mancanza di capacità di dare una vera svolta alla propria vita, anche l’amore, a mio parere, è vissuto male, in maniera sbagliata, rovesciata, distorta. È vissuto, a volte, quasi come un lenitivo, un banale farmaco, un semplice motivo di evasione, quando dovrebbe essere ciò che sta alla base della nostra stessa esistenza. Non parlo naturalmente dell’amore sdolcinato e languido. Ma di un amore viscerale e forte, totalizzante. Può sembrare paradossale, perché l’aggettivo forse non si accompagna al concetto di amore. Forse questi sono solo discorsi che girano a vuoto, senza senso, che non trovano un approdo ed una conclusione. Forse è solo utopia.

 Maria Musik - 15/09/2009 17:32:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

La vita sembra essere una porta girevole in cui non riesci ad entrare. Eppure le dolorose scie dell’amore ti condurranno lì dove non credevi saresti mai giunto, dove le tessere disperse sono andate ad annidarsi, lì dove vedrai ricomporsi la tua immagine intera anche se mai totalmente compiuta.

 Roberto Maggiani - 15/09/2009 17:30:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Una poesia tormentata e, forse, tormentante, la ruota priva di ingranaggi (intendi forse dire priva di dentature, le quali permettono agli ingranaggi di ruotare) evoca il girare a vuoto di una vita; questa immagine della vita, sulla quale l’amore talvolta fa capolino, lasciando una scia di sconfitta e rassegnazione, è potentemente evocatrice di una esigenza di idealismo e di eroismo, una esigenza di riempire la vita, e le vite, con una essenza che sia vera, l’amore può questo ma non solo lui, anche i più grandi ideali, necessari alle anime per sentirsi in vita dentro questi corpi che abbiamo, sono un diritto che ci spetta e a nessuno, nei tempi moderni, dobbiamo permettere di portarci via. Penso invece che il contesto sociale ci allontani da tutto questo, iniettando mollicce esigenze ed idee, ci fanno credere che riempire la pancia o mettere davanti agli occhi belle immagini di nudi o sotto il sedere belle macchine fiammanti o dentro la tv sky o quant’altro, sia ciò che conta, invece spenta la tv (simbolo di gran parte del "mollismo" sociale!), preso un libro in mano, un buon libro in mano - per non sbagliare consiglio La Recherche di Proust - si vedono passare davanti a se una infinita di possibili modificazioni della nostra esistenza, escono le ruote dentate e gli ingranaggi si animano e finanche l’amore non fugge via...sarò matto?

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