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al testo di Francesca Lavinia Ferrari
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Ogni notte si muore nei torcigli di fiamma che ci esalano filamenti di ventre verso l'alto o spirando speranze inconsapevoli da tenaglie di carta riciclata di giornali bisunti ai tavolini di una polisportiva. I paesotti ci tagliano le vene e con le lame degli occhi che hanno visto troppo niente s'incide il cannocchiale, lungo i tubi cercando una texture - vertigo d'optical su pied-de-poule di plastica - per snaturare il nero dell'immenso parato innanzi al naso non appena si guarda verso un Carro. Un dito ci percorre risale in un reflusso verso un labbro cucito da parole sbriciolate in testa e nelle mani insieme al pane. Giacere, resta nel quieto finto vivere dei nostri cimiteri d'ossa rotte. |
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